Boom di suicidi nelle carceri, la Regione prova a intervenire con medici specializzandi
Steso il nuovo piano per la prevenzione del rischio suicidi nelle carceri. Restrizioni causa Covid e caldo hanno peggiorato le condizioni di detenzione
A inizio luglio, al carcere di Bergamo due uomini si tolsero la vita a distanza di poco tempo l’uno dall’altro e un terzo smise di prendere medicinali, finendo in condizioni gravissime. La situazione del carcere di via Gleno non è un unicum, al contrario. L’aumento del tasso di suicidi nei carceri di tutta la Lombardia è stato rilevato dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia.
Per questo, questo la Regione ha deciso di aggiornare il proprio piano per la prevenzione del rischio suicidi nelle carceri, ipotizzando anche il coinvolgimento di medici specializzandi. Le parole dell’assessore al Welfare Letizia Moratti: «Anche le carceri, così come gli altri ambiti sanitari risentono della difficoltà di reperire personale sanitario. Per questo il percorso intende prevedere il coinvolgimento di medici specializzandi, così come avviene nei Pronto Soccorso».
Le condizioni di pena sono infatti diventate più difficili a seguito dell'emergenza Covid, che hanno reso molto più vincolanti soprattutto le restrizioni adottate per i contatti dei detenuti con l’esterno. A questo, si deve aggiungere il caldo straordinario di questa estate, che certamente peggiora le condizioni già difficili della vita nelle carceri e rende tutto più estenuante di quanto lo sia già regolarmente.
«Un percorso potrebbe consistere nel coinvolgimento degli attori del sistema penitenziario e sanitario, detenuti compresi, attivando una rete di attenzione per rilevare eventuali segnali di disagio e sofferenza emotiva correlabili ad un rischio di suicidi -prende di nuovo la Moratti -E come altri ambiti hanno dimostrato, la prevenzione diventa fondamentale".
Il nuovo piano per la prevenzione del rischio suicidi nelle carceri è frutto di un gruppo di lavoro costituito da rappresentanti delle aree sanitaria e penitenziaria con l'obiettivo di fornire linee di indirizzo comuni per tutte le carceri della regione. Ogni istituto penitenziario intraprenda azioni più efficaci per la presa in carico dei detenuti con problemi di disagio psichico.
Il piano regionale del rischio suicidi dovrà essere trasmesso alle varie articolazioni territoriali, sanitarie e penitenziarie per definire in modo congiunto, in ogni carcere, un “piano locale di prevenzione”.