L'indagine

Badanti e colf: sempre più maschi e italiani

Quasi 14 mila i lavoratori domestici iscritti, ma la sanatoria non ha sconfitto le forme di impiego illegale

Badanti e colf: sempre più maschi e italiani
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A Bergamo nel 2021, tra i lavoratori domestici, quelli di nazionalità italiana sono stati il 23 per cento del totale. A dirlo è l’analisi diffusa oggi (venerdì 22 luglio) dalla Cisl di Bergamo, sulla base dei dati forniti dall’Inps per l’anno appena passato.

Nella categoria i maschi sono raddoppiati, passando dai 1.425 di sei anni fa ai 3.007 del 2021. In totale, sono 13.755 gli iscritti al registro per colf e badanti dell’Inps di Bergamo. in generale, dal 2014 a oggi, l’incremento è stato superiore al 14 per cento, mentre l’impatto degli italiani nell’elenco è del 36 per cento in più rispetto a 10 anni fa. Rimane comunque un settore abbastanza vecchio, dal momento che le fasce d’età sopra i 50 anni rappresentano quasi il 5 per cento del totale degli iscritti all’Istituto. Il settore si conferma a prevalenza femminile (79 per cento) e immigrata (76 per cento), ma sono gli uomini stranieri a registrare l’incremento più forte (+53 per cento rispetto al numero del 2016), mentre quelli italiani sono cresciuti del 25 per cento. Le lavoratrici donne straniere sono comunque il gruppo più numeroso e rappresentano il 57,5 per cento del totale. Le italiane sono invece oltre un terzo del totale, ma con una percentuale maggiore rispetto a quella nazionale.

Rimane, poi, tutto il pianeta del sommerso: «l’ultima sanatoria ha generato lavoro nero trasformandosi anche in uno strumento di ricatto – ha dichiarato Alessandro Locatelli, della segreteria Fisascat Cisl di Bergamo -. Ad esempio, se una famiglia non ha denunciato all’Inps il rapporto di lavoro può continuare a impiegare in nero la badante e far scattare il contratto quando viene convocata, magari denunciando un part time e pagando il resto fuori busta». Ci sono poi le assunzioni fittizie, solo allo scopo di far ottenere il permesso di soggiorno a chi svolge altre mansioni. «In provincia di Bergamo, dal 2016, si è introdotta per mezzo della contrattazione la possibilità da parte delle Cooperative Sociali di assumere Assistenti Familiari – ha continuato Locatelli -, ma la sperimentazione è fallita per l'insostenibilità economica in quanto non esiste un supporto economico da parte di Comuni o Regione e pertanto le famiglie preferiscono trovare soluzioni individuali che spesso escono dalla legalità».

Intanto, sul fronte dei fruitori dei servizi di badanti e colf, Fnp Cisl Bergamo ha insistito sulla revisione del Sad (servizio di assistenza domiciliare), puntando sul fatto che il 60 per cento delle famiglie preferisce per l’anziano l’assistenza in casa. Per assistere un proprio familiare anziano o non autosufficiente, infatti, il 58,5 per cento delle famiglie non esita a scartare il ricorso a una Rsa, anche solo per una questione economica, preferendo l'assunzione di una badante.  È uno dei dati del report elaborato dal Censis per Assindatcolf, l'Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, che nel mese di maggio ha sottoposto un sondaggio a un campione rappresentativo dei propri associati. «Dalle analisi contenute nel report si ricava la rappresentazione di un sistema di welfare ancora zoppicante, al quale non corrisponde un'iniziativa riformatrice tempestiva» ha commentato la Cisl. «Per il Sad chiediamo di impegnare varie strutture che già operano sul territorio con servizi socio-sanitari-assistenziali, quali ad esempio strutture Rsa aperte o pronte a aprirsi al territorio – ha detto Roberto Corona, segretario provinciale dei pensionati di via Carnovali -. È nato con lo scopo di assistere nella quotidianità le persone anziane, i disabili e i fragili. Tra l’altro questo servizio di assistenza domiciliare viene svolto nell’abitazione della persona da accudire garantendo servizi e strumenti per il mantenimento del benessere e della salute dell’individuo, senza impegnare a tempo pieno i famigliari».

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