Ben una persona su sette in Europa soffre di acufene. Lo dice il Mario Negri
Si tratta di un fastidioso e a volte invalidante ronzio alle orecchie avvertito in mancanza di stimoli acustici esterni
di Elena Conti
Si dice che quando ti fischiano le orecchie è perché qualcuno ti sta parlando alle spalle… Ma a volte, questo problema, rappresenta più di un disturbo momentaneo sul quale si può scherzare. Uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, pubblicata sul Lancet Regional Health Europe, spiega come ben una persona su sette in Europa (ovvero circa 65 milioni di adulti) soffra di acufene. Si tratta di un fastidioso e a volte addirittura invalidante ronzio alle orecchie, che si può manifestare anche sotto forma di fischio, fruscio o sibilo, avvertito in mancanza di stimoli acustici esterni. Secondo la ricerca, il numero di persone che ne soffre è destinato ad aumentare nei prossimi dieci anni.
A condurre l’indagine sono stati gli epidemiologi Silvano Gallus e Alessandra Lugo del Mario Negri, in collaborazione con un team di esperti dell’Università di Nottingham, dell’Università di Ratisbona in Germania e dell’Università-Watt in Malesia. È il primo studio che esamina la presenza di acufene su un campione di popolazione adulta di undici Stati europei in aggiunta al Regno Unito. «Il 14 per cento degli europei adulti ha riportato di aver sofferto di acufene per almeno 5 minuti durante gli ultimi dodici mesi - spiega Silvano Gallus, autore di riferimento dell’articolo -. Un acufene di grave entità è stato riscontrato nell’1,2 per cento dei partecipanti. Questo vuol dire che solo in Italia più di 6 milioni di italiani soffrono di acufene, di cui più di 400 mila in maniera severa».
«Abbiamo riscontrato come la prevalenza dell’acufene aumenti significativamente con l’età e il peggioramento dell’udito, mentre risulti simile in ambo i sessi - aggiunge Alessandra Lugo, biostatistica del Mario Negri -. Al momento non ci sono cure o farmaci approvati per trattare l’acufene, ma ci sono terapie disponibili per aiutare a convivere col sintomo. Inoltre, alcune ultime ricerche sui farmaci stanno mostrando risultati promettenti».
«Speriamo - conclude Silvano Gallus - che questi risultati possano essere utilizzati per allocare risorse sulla ricerca riguardante l’acufene, in modo da accelerare la ricerca su trattamenti efficaci per questo problema in forte crescita».