L'indagine

Bergamo capitale del volontariato, ma i giovani son pochi e le risorse limitate

La professoressa Sicilia: «Sfida importante rappresentata dalla capacità di trasformare le collaborazioni in opportunità»

Bergamo capitale del volontariato, ma i giovani son pochi e le risorse limitate
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L’indagine sul mondo del volontariato bergamasco è stata presentata oggi, giovedì primo dicembre, nella Sala Consiglio dell'Università di Bergamo di via Salvecchio, dal rettore Sergio Cavalieri, dal presidente di Csv Bergamo Oscar Bianchi, dal consigliere delegato al volontariato della Provincia di Bergamo Damiano Amaglio e dalla prorettrice alla Programmazione e al Bilancio e coordinatrice scientifica della ricerca Mariafrancesca Sicilia.

Le associazioni che hanno partecipato al lavoro di ricerca nelle prossime settimane riceveranno un riconoscimento da parte di Coop Lombardia, che consegnerà a tutti i loro volontari delle tessere dedicate con vantaggi mirati e allo stesso tempo sosterrà tre progettualità sociali sul territorio.

I primi risultati della ricerca

Gli enti operano principalmente in tre ambiti: l’assistenza sociale, la sanità e la cultura. Quasi il 90 per cento degli enti registra meno di cinquantamila euro di proventi all’anno, che derivano principalmente da donazioni, contributi da enti pubblici, quote sociali, attività di raccolta fondi e 5 per mille. Solo il 22 per cento degli enti annovera tra le principali fonti di entrata le risorse provenienti dalla partecipazione a bandi.

La governance è prevalentemente al maschile, infatti solo il 34 per cento degli enti ha una presidente del Consiglio direttivo, seppure la presenza femminile in quest’organo è mediamente pari al 43 per cento. I presidenti sono in carica mediamente da sette anni, con poco più del 10 per cento degli enti guidati da più di quindici anni dalla stessa persona.

I volontari sono in media 26 per ente, con il 75 per cento delle organizzazioni con meno di venti volontari. Solo 17 organizzazioni ne contano più di cento. Il 28 per cento degli enti segnalano una prevalenza di volontari di genere femminile, il 33 per cento di genere maschile, mentre nel 39 per cento delle organizzazioni si osserva una equa ripartizione tra donne e uomini. Solo il 6 per cento degli enti dichiara di far leva prevalentemente su volontari con età inferiore ai 35 anni. L’86 per cento, invece, beneficia prevalentemente dell’attività di volontari compresi nella fascia d’età tra 35 e 70 anni.

Il 54 per cento dei rispondenti ha attivato almeno un canale social, il 32 per cento ne ha due. Il principale canale social è Facebook, indicato da 56 per cento enti, a cui segue Instagram, usato dal 30 per cento. Per concludere, il 72 per cento dei rispondenti negli ultimi cinque anni ha introdotto delle innovazioni, in particolare hanno sviluppato nuovi servizi, adottato nuove modalità di comunicazione e cambiato le modalità di organizzare il lavoro dei volontari.

«Nei prossimi mesi andremo ancora più a fondo in modo da restituire una fotografia più raffinata dei vari aspetti investigati – ha commentato Mariafrancesca Sicilia -. Comunque, già queste prime analisi mostrano delle evidenze interessanti: ad esempio si conferma la poca partecipazione dei giovani e la limitata capacità di intercettare risorse attraverso la partecipazione a bandi competitivi. Al riguardo, agire sulle competenze e sulla capacità di trasformare le collaborazioni in proposte progettuali di ampio respiro rappresenta una sfida importante».

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