Bergamo chiede a Regione di potenziare la polizia locale: «Per affrontare il degrado»
Insieme agli altri capoluoghi di provincia, quello orobico domanda una riforma della normativa e più risorse economiche

Dopo le riunioni delle scorse settimane, i capoluoghi di provincia lombardi, tra cui anche Bergamo, hanno firmato un documento con le proposte per la sicurezza urbana a Regione.
Il testo, perfezionato dopo la presentazione della bozza a Mantova lo scorso 4 luglio e inviato ieri (giovedì 31 luglio) a Milano, chiede al Pirellone una riforma normativa per l'operatività della polizia locale, con accesso a ulteriori strumenti e lo stanziamento di risorse adeguate.
Adeguare la polizia locale ai tempi
A siglare la richiesta è stato anche l'assessore alla Sicurezza del capoluogo orobico, Giacomo Angeloni, concorde sul fatto che i vigili vadano a confrontarsi sempre più con fenomeni che vanno oltre i compiti che avevano una volta. Devono gestire, in particolare, situazioni delicate riguardanti sia la pubblica sicurezza, che il degrado. Motivo per cui le regole e le attrezzature, con cui regolavano la loro azione in precedenza, a parere delle Amministrazioni locali non bastano più a garantire l'ordine come in passato.
L'idea del documento era partita all'inizio da quattro città, che oltre a Bergamo erano Brescia, Cremona e Mantova. In seguito, si sono aggiunte le restanti otto e tutte insieme sottoporranno le richieste al Tavolo di coordinamento delle polizie locali, istituito dalla Lombardia.
«Queste iniziative rappresentano un passo fondamentale verso il rafforzamento del sistema di sicurezza locale, indispensabile per adeguare il quadro normativo e organizzativo alle crescenti esigenze di presidio del territorio e prevenzione del degrado - ha commentato Angeloni -. È evidente che la sicurezza urbana richiede un intervento deciso e condiviso da parte di Regione Lombardia, con un ruolo di guida e di supporto determinante per il più efficace miglioramento delle condizioni di sicurezza dei cittadini».
Le proposte del documento
Tra le proposte ci sono l'aggiornamento del Regolamento regionale sugli strumenti di autotutela, perché quello attuale non rispecchia più la dotazione effettiva in uso alle polizie locali (spray, bastoni estensibili, giubbotti protettivi e bodycam). Si chiede quindi a Regione di sedersi a un tavolo di confronto al Ministero dell’Interno, sull’impiego degli strumenti principali di autotutela, ma anche di integrare il Regolamento con un elenco aggiornato delle dotazioni autorizzate, le modalità di formazione e abilitazione all’uso e il necessario allineamento normativo al quadro nazionale.
Importante per le Amministrazioni è pure l’accesso alla banca dati Sdi (Sistema di indagine interforze), fondamentale per i controlli su persone, veicoli e documenti, che è attualmente precluso ai vigili. Per loro è importante attivarsi con il Ministero dell’Interno, per avviare una sperimentazione nei Comuni capoluogo che consenta l’accesso diretto, tracciato e gratuito, al sistema da parte di operatori formati e accreditati.
Si domanda inoltre la formazione obbligatoria e regolare per gli agenti, dato che oggi è discontinua e non strutturata. A Regione si chiede di organizzare corsi semestrali, con accesso garantito entro sei mesi dall’assunzione, quelli annuali per gli ufficiali, con tempi formativi certi, e biennali per i comandanti. Per i Comuni poi ci vuole un aumento stabile delle risorse regionali per la sicurezza locale, con la garanzia di un cofinanziamento stabile per dotazioni tecnologiche, mezzi operativi e infrastrutture, sostegno alle assunzioni e ai costi di straordinario per i progetti di sicurezza urbana.
Per i capoluoghi di provincia, bisogna aprire una trattativa per la rivalutazione del ruolo dell’agente in termini economici, previdenziali e assistenziali. Questo perché volgono attività equiparabili alle altre forze dell’ordine, lavorando tuttavia in condizioni diverse. Infine, in Consiglio regionale è stata già presentata una proposta di legge per introdurre la figura dello "street tutor", sulla base del modello emiliano-romagnolo. La richiesta al Pirellone è di accelerare l’iter legislativo e sostenere i percorsi formativi per questa figura, che svolge funzioni di prevenzione e mediazione nei contesti urbani più sensibili, affiancata alla polizia locale.