Bergamo otterrà un aumento del 20% delle licenze dei taxi? Zenoni chiede chiarezza
Il decreto parla di un aumento del 20% a città metropolitane, capoluoghi di regione e sedi di aeroporto internazionale. Lo scalo di Orio vale?
A Bergamo mancano i taxi e l'insufficienza del servizio ha portato non poche lamentele. Però, l'atteso decreto del governo con il quale il Ministero ha previsto di incrementare il numero di licenze per alcune città italiane sembra non dare alcuna nuova speranza al nostro capoluogo. A richiamare l'attenzione su Bergamo è l'assessore alla Mobilità Stefano Zenoni: «Salvini e il Ministero chiariscano il testo del decreto taxi: così com'è scritto, per Bergamo non è di utilità».
Incremento sì o incremento no? Dipende dall'aeroporto
Innanzitutto, il decreto si riferisce a città metropolitane e capoluoghi di Regione. Bergamo, non essendo né l'una, né l'altra, risulta quindi esclusa. Tuttavia, arrivati all'ultimo punto, si legge che sono comprese anche «città sede di aeroporto internazionale». E qui sorgono i dubbi. Il decreto non considera l'esistenza di un unico "bacino aeroportuale" lombardo, istituito da Regione Lombardia più di dieci anni fa, ad inclusione dei diversi comuni interessati dai tre scali di Malpensa, Linate e anche "Il Caravaggio", scalo che si trova tecnicamente sul territorio del comune di Orio al Serio, ma che nelle denominazioni compare come "Milan Bergamo Airport".
Il 20 per cento non soddisfa, ma è meglio di niente
L'ultimo punto apre pertanto alla possibilità che anche Bergamo possa rientrare tra le città destinate all'incremento del 20 per cento delle licenze. Ma questo succederà solo se l'interpretazione del decreto andrà nella direzione dell'inclusione dell'intero bacino. E anche se dovessero davvero essere concesse le nuove licenze, Zenoni sottolinea: «Il 20 per cento non soddisfa il fabbisogno che abbiamo indicato chiaramente nel novembre 2022 a Regione Lombardia. Ma è pur sempre un incremento che può determinare un miglioramento del servizio». Già da diversi mesi Zenoni ha chiesto a Regione Lombardia il rilascio di almeno altre quaranta licenze per far fronte ad un'attrattività del capoluogo molto cresciuta negli ultimi anni con conseguente difficoltà a offrire un servizio capillare.
Intervento di Anci
I dubbi suscitati dal testo, non ancora chiariti, hanno portato Anci a fare richiesta di una precisazione sul tema dei "bacini aeroportuali". Il decreto dovrà comunque attendere di essere convertito in legge: difficile che le città italiane possano istruire particolari bandi prima di quel passaggio, visto che sono possibili eventuali modifiche al testo da parte del Parlamento in sede di conversione. «Nel frattempo speriamo che tutto venga chiarito», conclude Zenoni.