la replica del sindacato

Botta e risposta tra Cgil e Asst Bergamo Ovest: «Nascondendo i dati non si aiuta il servizio sanitario»

La Cgil insiste sulla necessità di poter disporre dei dati riguardanti i ricoveri ospedalieri e le prestazioni ambulatoriali nel triennio 2019-2021

Botta e risposta tra Cgil e Asst Bergamo Ovest: «Nascondendo i dati non si aiuta il servizio sanitario»
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Continua a tenere banco il botta e risposta a distanza tra la Cgil e l’Asst Bergamo Ovest. L’Azienda socio sanitaria territoriale ha negato l’accesso ai dati riguardanti i ricoveri ospedalieri e le prestazioni ambulatoriali nel triennio 2019-2021, cioè prima e durante la pandemia, motivando tale decisione per “l’opportunità strategica” di non pubblicare informazioni che potrebbero tornare utili alle aziende private interessate a espandersi a danno del sistema sanitario pubblico.

Per il sindacato questa scelta però denoterebbe semplicemente una mancanza di trasparenza. «La richiesta della Cgil era motivata dall’esigenza di conoscere come è stata affrontata dal servizio sanitario regionale l’epidemia nel nostro territorio – sottolineano Orazio Amboni, del dipartimento Welfare Cgil provinciale, e Roberto Rossi, segretario generale della funzione pubblica Cgil di Bergamo - e anche dall’esigenza di individuare le criticità emerse, per migliorare l’efficacia delle risposte nell’interesse dei cittadini e degli operatori». L’intervista rilasciata dal direttore generale dell’Asst Bergamo Ovest Peter Assembergs non farebbe altro che alimentare «toni polemici riferendo informazioni non vere e talora calunniose, delle quali dovrà rispondere nelle opportune sedi».

I sindacalisti evidenziano infatti come sia l’Asst Papa Giovanni XXIII sia l’Asst Bergamo Est (Seriate) abbiano già inviato dettagli e cifre sulle attività e i servizi erogati. Mentre l’Azienda che sovrintende alle prestazioni erogate dagli ospedali di Treviglio e Romano, oltre che i servizi territoriali della Bassa Bergamasca e dell’Isola, continuerebbe a non permettere l’accesso ai dati.

«Meraviglia che un dirigente di primo piano dell’amministrazione sanitaria non sia a conoscenza della normativa nazionale e regionale sull’accesso agli atti – aggiungono Amboni e Rossi - che viene favorito dalle norme a garanzia della trasparenza e dell’anti-corruzione. Le materie escluse dall’accesso sono esplicitamente elencate: si tratta di temi come “difesa e questioni militari”, “relazioni internazionali”, “stabilità finanziaria ed economica dello Stato” e anche “protezione dei dati personali”, “interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresi la proprietà intellettuale, il diritto d’autore e i segreti commerciali”. Ed è proprio a quest’ultima voce, i segreti commerciali, che si appella il direttore per negare l’accesso agli atti. È veramente difficile immaginare quali possano essere questi segreti “commerciali” che impediscano all’Asst di rendere noto quanto poi viene regolarmente pubblicato dalla Regione».

La Regione, spiega il sindacato, pubblica regolarmente dati più dettagliati, presidio ospedaliero per presidio ospedaliero, sia per quanto riguarda i ricoveri sia riguardi l’attività ambulatoriale, e anche i dati sull’efficienza, come i ricoveri ripetuti o il ritorno in sala operatoria. «Purtroppo questi sono fermi a prima del 2020 ed è per questo, data l’eccezionalità della situazione vissuta a Bergamo, che i dati sono stati richiesti direttamente alle Aziende – concludono i sindacalisti -. Non vogliamo scendere sul terreno degli insulti denigratori, come l’accusa al sindacato di favorire gli interessi della sanità privata. Chiunque abbia seguito la vicenda e sia al corrente della grande preoccupazione diffusa tra la popolazione del bacino ospedaliero trevigliese e tra il personale stesso dell’ospedale, sa bene quali siano i timori da scongiurare e cioè la perdita di efficacia dell’ospedale cui fanno seguito il calo di consenso tra la popolazione e la frustrazione tra il personale».

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