«Ci hanno tolto l'uso del campo»: la rabbia della Redonese Calcio contro l'oratorio
La squadra dei dilettanti a 7 ha chiesto gli spazi in concessione. Fin da subito, però, la convivenza con il don è stata difficile. Poi, dopo il fumogeno...
di Marta Belotti
La squadra di dilettanti a 7 della Redonese non ha più un campo su cui giocare. O meglio, un nuovo posto lo ha trovato, ma si tratta di una soluzione di emergenza. Il gruppo sente di aver subito un vero e proprio «sopruso» dall'oratorio del quartiere di Bergamo, dove fino a una decina di giorni fa si allenava e giocava le proprie partite del campionato Csi.
«La nostra squadra è nata da poco - racconta un giocatore -, a settembre 2023. A inizio stagione abbiamo chiesto all'oratorio di poter usare il campo. Ci siamo interfacciati principalmente con il don e abbiamo pattuito l'uso del campo per allenamenti e partite dietro un compenso. Fin da subito, però, il don è stato particolarmente duro nel ricordarci che la responsabilità di quanto avveniva sulle tribune sarebbe stata nostra. E così anche il rispetto delle regole».
Il problema delle sigarette
Tra le norme dell'oratorio c'è quella di non fumare sulle tribune ed è stata questa la principale fonte di problemi della Redonese: «Abbiamo fatto in modo che ci fosse sempre qualcuno della squadra a vigilare su quanto avveniva in tribuna. Però non è facile - continua il testimone -. Per quanto riguarda il fumo, a una persona si può dire di non accendersi la sigaretta. Lo si può fare una, due, tre volte, ma poi non è che gliela si può togliere di bocca con la forza. Quello che voglio far capire è che noi abbiamo fatto tutto il possibile per far rispettare le regole, ma alla fine la responsabilità è del singolo».
Il fumogeno
Sono arrivati così i primi richiami dal don. La situazione è però degenerata nel fine settimana prima di Pasqua. «Mentre noi giocavamo, una persona ha acceso un fumogeno in tribuna e anche questo va contro il regolamento - continua la testimonianza -. Si trattava di un nostro tifoso, questo è vero. Ma noi non possiamo perquisire le persone che ci vengono a vedere. A questa persona è stato chiesto di spegnere il fumogeno, ma ormai il guaio era fatto». Per il don, questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e così è arrivata la sospensione del campo.
«Quello che ci fa irritare è che la comunicazione ci sia arrivata a fatto ormai praticamente compiuto». Da questo momento, si è diffuso tra i ragazzi il sentimento di aver subito un'ingiustizia, anche perché «siamo i nuovi arrivati e sembra che non ci vogliano. Quando giocano i piccoli dell'altra squadra sulle tribune ci sono i genitori che fumano, ma a loro non viene detto niente. Il trattamento è spropositato. Senza contare che, comunque, noi non avevamo mai contestato le regole. Al contrario, ci siamo impegnati a farle rispettare».
Amaro in bocca
Fortunatamente, la Redonese è riuscita a riorganizzarsi e ora ha trovato un nuovo campo: «Anche in questo caso, ci siamo impegnati per trovare subito una soluzione e tornare a giocare. Però continuiamo a essere amareggiati. Siamo dei giovani che vogliono giocare a calcio, e lo vogliono fare in oratorio. Sembra quasi che, al posto di avvicinarci a questo luogo, ci vogliano allontanare».
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