Lupi, cinghiali e non solo: per gli allevatori la fauna selvatica diventa un problema
Coldiretti ritiene che stiano proliferando in modo incontrollato e siano dannosi per l'economia e la sicurezza del territorio
Dei cinghiali si era discusso neanche troppo tempo addietro, i lupi sono tornati alla ribalta pochi giorni fa con l'episodio di Castione: le incursioni degli animali selvatici e la loro proliferazione preoccupano agricoltori e allevatori, con Coldiretti che ancora una volta prende posizione per chiedere il contenimento di questo tipo di fauna per tutelare l'economia e la sicurezza del territorio.
Per Coldiretti è allarme
«Non basta il maltempo, anche i cinghiali azzerano i raccolti degli agricoltori, che sempre più esasperati chiedono soluzioni efficaci - ha dichiarato l'associazione -. Oltre a campi, vigneti, frutteti, orti e pascoli devastati dalla presenza di questi animali, anche greggi e mandrie sono sotto attacco. Ai cinghiali si aggiungono nutrie, cervi, corvi e recentemente si è rilevata anche la presenza dei lupi. L’allarme ormai si alza dalle campagne bergamasche quotidianamente, con gli agricoltori sempre più arrabbiati per i danni subiti e per il lavoro vanificato».
Da tempo, Coldiretti Bergamo ha posto una grande attenzione sulla necessità di contenere il numero dei cinghiali, perché questi animali si stanno diffondendo ovunque, distruggono le produzioni alimentari, sterminano i raccolti, causano incidenti stradali con morti e feriti, si spingono fino all’interno dei centri urbani mettendo in pericolo la salute e la sicurezza delle persone.
Preoccupano anche recenti episodi che si sono verificati nelle valli bergamasche, con lupi che hanno sbranato pecore e vitelli. Queste predazioni, per l'associazione, fanno comprendere quanto sia urgente correre ai ripari, con un’azione per tutelare la sicurezza dei territorio e salvaguardare gli animali allevati, che a suo parere non sono meno importanti dei lupi.
Fauna selvatica un «problema sociale»
«Ormai in tutti gli incontri che facciamo sul territorio - ha spiegato il presidente di Coldiretti Bergamo, Gabriele Borella - emerge con forza l’esigenza di risolvere questa piaga, che diventa di giorno in giorno sempre più grave. I nostri associati sono esasperati e non ne possono più. I cinghiali rappresentano anche il principale veicolo di diffusione della peste suina africana, una malattia innocua per l’uomo, ma che minaccia la sopravvivenza della norcineria nazionale, una filiera che vale complessivamente circa venti miliardi. Secondo le attuali regole, basta un cinghiale malato, rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla, per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani. È un rischio gravissimo».
Per Borella, è importante ribadire che serve un cambio di passo per affrontare il problema, dato che non solo gli agricoltori non possono convivere costantemente con quella che definisce «una spada di Damocle che pende sulla loro testa», ma il proliferare incontrollato di questi animali rappresenta una grave minaccia anche per la sicurezza dei cittadini. «La fauna selvatica oggi è, a tutti gli effetti, un problema sociale che si ripercuote sull’intero il territorio».
«Si deve affrontare la questione»
Coldiretti Bergamo ha sottolineato come questa situazione ostacola l’attività agricola e disincentiva i giovani, che vogliono ritornare al lavoro della terra, svolgendo l’importante azione di gestire i prati e i pascoli, mantenere vivi gli alpeggi, modellare il paesaggio e produrre eccellenze enogastronomiche che rappresentando un indotto importante per agricoltura e turismo.
«È essenziale correre al più presto ai ripari - ha concluso Borella -, serve la chiara volontà di rispondere alle esigenze del mondo agricolo, del territorio e della popolazione. Coldiretti continuerà a fare pressione a tutti i livelli per risolvere una volta per tutte questo flagello».