Comprensorio Colere-Lizzola: «Le idee vecchie non combatteranno lo spopolamento»
Il gruppo che si oppone al progetto interviene dopo la volontà manifestata dagli enti seriani di procedere con l'operazione

Dopo l'intenzione di andare avanti con il progetto "Colere infinite mountain", della società Rsi, da parte dei Comuni e della Comunità montana della Val Seriana, è arrivato sabato 9 agosto il commento da parte del gruppo Terrealt(r)e. Il quale, insieme a diverse realtà - come Legambiente e Ape Bergamo -, si oppone alla volontà da parte di amministratori locali e imprenditori di unificare gli impianti di Colere e Lizzola.
Un'operazione che implicherebbe una spesa di circa ottanta milioni di euro (erano settanta, poi con l'aumento dei prezzi sono diventati 79), di cui cinquanta milioni derivanti da finanziamenti pubblici. Soldi che, però, servirebbero a sovvenzionare un'iniziativa di fatto privata, che però per i sindaci potrebbe portare nuova linfa vitale all'economia della valle e porre un rimedio, o quantomeno rallentare, il fenomeno dello spopolamento.
«Idee vecchie per copiare le Dolomiti»
«La Valle Seriana sta invecchiando - ha esordito in una nota Terrealt(r)e -. Non è solo una questione di cali di nascite, di spopolamento, di gente che se ne va; sono le idee ad essere vecchie. Di fronte a un innegabile cambiamento climatico, di fronte alle problematiche legate al turismo di massa e al conseguente prezzo pagato dalla popolazione locale in termini di disservizi, traffico, aumento del costo della vita e più in generale, calo della vivibilità dei territori che dovrebbero essere "Casa", ancora si punta, senza guardarsi attorno, a un comprensorio sciistico e a degli impianti di risalita.
E così, mentre le guide alpine raccontano di come ci sia molto interesse, specie da parte degli stranieri, a visitare le Orobie perché sono rimaste più selvatiche ed incontaminate, poli di attrazione per un turismo più attento, sensibile e silenzioso, tendiamo ancora a voler copiare le Dolomiti, che stanno facendo i conti con le conseguenze del turismo di massa, trasformando la montagna in un luna park visitabile pagando un biglietto. Gli effetti sono sotto i nostri occhi, ma conviene far finta di vedere solo i millantati vantaggi portati dal turismo».
«I soldi si spendano per i servizi»
Per il gruppo, le comunità montane invece di spendere cinquanta milioni di denaro pubblico per la struttura, dovrebbero chiedere a chi di dovere che i fondi disponibili vengano usati per sopperire alle lacune nei servizi. Tra le quali, la mancanza di medici di base, la recente polemica per le camere ardenti nelle chiese fuori norma, il nuovo bando di Regione Lombardia per l’emergenza urgenza nei comuni dell’Alta Valle.
«Mentre si sostiene il progetto di un privato, agli Stati generali delle Orobie, convegno tenutosi recentemente a Clusone, il Pd ha ben pensato di non accennare minimamente alla tematica del comprensorio sciistico, poiché sarebbe stato in evidente contrasto con la politica dell’accontentiamo tutti che porta avanti con insuccesso da tempo». Per Terrealt(r)e, sono i Comuni che dovrebbero avere a disposizione i fondi pubblici per i progetti territoriali, per poi mettere in moto eventuali gare ed assegnazioni.
«Questo bisogno di opere grandiose, che lasceranno il segno e che andranno inevitabilmente a modificare la vita e la vivibilità delle valli, sono il sogno di gloria del narcisismo di pochi, piuttosto che un progetto di rilancio per tutti. Con il gentile contributo di Pantalone che paga due terzi della spesa.
Manca il coraggio di proporre idee nuove, [...] ci si accontenta di giocare una carta già giocata sessant’anni fa, che avrà anche funzionato in passato, ma la partita è andata avanti».
«Basta contrappore con etichette»
Riamane poi un'altra questione, quella per cui questa faccenda del comprensorio è stata anche un po' rappresentata come lo scontro tra sindaci, imprenditori e cittadini da una parte, e ambientalisti dall'altra. Il tutto, tenendo conto però che la petizione lanciata online su Change.org per dire no al progetto ha raggiunto ormai oltre 27mila firme.
«Chi si oppone alle “grandi opere” ormai ha la sua etichetta: l’ambientalista che rompe le palle. [...] Vengono ignorate tutte le altre obiezioni, specie quando interessano tematiche sociali, portando avanti una retorica fatta di “gettito fiscale per i Comuni” e “rinascita delle valli”. La scelta è di ridurre il confronto in scontro tra chi lavora e i buontemponi che difendono l'ambiente, polarizzando la discussione e inducendo le persone a prendere posizione per partito preso, senza approfondire. Del resto i luoghi comuni sono più facili da gestire rispetto ad un discorso complesso: non devono essere argomentati».
«Inutile per evitare lo spopolamento»
Per il gruppo, «sostenere che questo progetto combatta lo spopolamento è un altro grande specchietto per le allodole. [...] Le famiglie con figli scendono verso gli altri paesi della valle perché se sei a Rovetta puoi mandare tuo figlio a calcio, in piscina, a pallavolo e a fare mille altre cose. E ce lo puoi pure mandare in bici. A Valbondione, no. Scegliere di vivere in questi paesi, specie con l'attuale carenza di servizi, è per pochi. L'isolamento non è per tutti, ma per chi lo cerca.
Quale è l’opportunità imperdibile? Lasciar fare il super-investimento a questi individui mentre tutte le seccature vecchie e nuove legate al turismo di massa ce le teniamo noi? Certo! Per qualche anno ci sarà qualche turista in più. E poi? Ci metteremo di nuovo a contare le seconde case o piccionaie costruite col cartone e vuote tra vent’anni perché nessuno le vuole? O continueremo a sostenere le varie Rsi attuali e future che, con i soliti fondi pubblici puntualmente sborsati per lo sci alpino e con le solite promesse di rinascita, non fanno altro che far capitolare sempre di più i paesi più disagiati e periferici?».