Con la confusione su AstraZeneca e i richiami è stata tradita la fiducia dei giovani
I cambi di rotta sui richiami e il mix con Pfizer e Moderna hanno disorientato. Prima si dice che contano solo dati e studi, poi non si fa più leva sulle evidenze
di Andrea Rossetti
Nei fine settimana del 5 e 6 giugno e del 12 e 13 giugno, anche nella nostra provincia si sono tenuti gli “Astra Day”: la popolazione con più di 60 anni di 39 Comuni con meno di tremila abitanti che ancora non aveva prenotato la vaccinazione anti-Covid avrebbe potuto presentarsi liberamente negli hub del territorio per ricevere la prima dose di AstraZeneca. Il risultato è stato un flop abbastanza clamoroso: su 3.898 soggetti che avrebbero potuto partecipare (dati di Ats Bergamo), solo duecento circa si sono presentati nei centri vaccinali nei quattro giorni indicati.
Troppi cambi di direzione
Si tratta di un dato che dimostra, in modo eloquente, come la diffidenza verso questo vaccino sia elevata, soprattutto nella fascia di popolazione più matura. Del resto, va ricordato che inizialmente la somministrazione di AstraZeneca era indicata solo per la popolazione sotto i 55 anni. Poi la soglia è salita a 65 anni. Con un cambio di direzione inatteso, infine, le autorità sanitarie hanno detto che era meglio somministrarlo solo agli over 60, arrivando addirittura, venerdì 11 giugno, a vietare le somministrazioni delle seconde dosi del suddetto vaccino alla popolazione con meno di 60 anni che aveva già ricevuto la prima dose, dando così l’ok al cosiddetto approccio eterologo, ovvero prima dose con un tipo di vaccino (AstraZeneca) e seconda con un altro tipo di vaccino (a mRna, Moderna o Pfizer).
È stata questa comunicazione caotica (eufemismo) a creare un clima di forte diffidenza nei confronti del vaccino anglo-svedese tra le persone con più di 60 anni. Le quali, però, possono stare tranquille: gli studi dimostrano l’efficacia e la sicurezza di AstraZeneca e i cambi di direzione iniziali, seppur poco rassicuranti dal punto di vista comunicativo, sono stati in realtà figli dell’evolversi delle analisi. Come ha spiegato la giornalista e divulgatrice scientifica bergamasca Roberta Villa in più occasioni, «le evidenze scientifiche possono cambiare nel tempo, ma in ogni momento sono l’appiglio più solido che abbiamo».
Vaccinazione eterologa, i dubbi
Quanto detto finora, però, non vale per l’ultima decisione del Governo (indotta dal parere del Comitato tecnico scientifico), ovvero la vaccinazione eterologa. Perché, in questo caso, non c’è appiglio solido a cui aggrapparsi: al momento, non esistono studi condotti su migliaia di persone che dimostrino in modo evidente l’efficacia e la sicurezza del mix AstraZeneca e vaccino a mRna. L’Aifa, dando il suo via libera alla scelta effettuata dalla politica (a un anno dall’inizio della pandemia il mondo s’è dunque ribaltato), ha citato i risultati incoraggianti di due studi in fase ancora preliminare effettuati in Inghilterra e in Spagna su circa settecento persone. In altre parole, l’approccio eterologo, a quanto pare, funziona. Ma è quel “a quanto pare” il problema.
La popolazione under 60, in particolare quella di età compresa tra i venti e i quarant'anni, ha dimostrato nelle ultime settimane di fidarsi della scienza molto più delle fasce di popolazione più mature. La risposta alla campagna vaccinale dei cosiddetti Millennials e dintorni è stata decisamente positiva. A prescindere dal fatto che venisse loro somministrato AstraZeneca, Johnson & Johnson, Pfizer o Moderna, i “giovani” volevano (e vogliono) vaccinarsi. E poco importa se alla base di questa volontà ci sia il semplice desiderio di poter tornare a ballare in discoteca, accalcarsi sotto il palco di un concerto o avere flirt estivi in libertà piuttosto che principi eticamente più alti e nobili: il (buon)senso civico dimostrato è una lezione che batte a mani basse le avvilenti e stolte accuse di egoismo troppo spesso mosse contro di loro da una certa parte dell’opinione pubblica.
Mancano i dati
La decisione del Governo di stoppare i richiami AstraZeneca alla popolazione che ha meno di 60 anni è però riuscita nell’ardua impresa di scalfire questo ottimismo. Giovedì 17 giugno, i primi under 60 lombardi che avrebbero dovuto ricevere il richiamo AstraZeneca tra sabato 12 e mercoledì 16 giugno si sono presentati negli hub vaccinali per farsi invece somministrare Pfizer e Moderna. E la verità è che molti di loro, se prima non avevano dubbi, ora qualche titubanza ce l’hanno. (...)