Con la Markas Srl

«Così non va, siamo al limite»: la protesta delle addette alle pulizie fuori dal Papa Giovanni

Le lavoratrici lamentano carichi di lavoro troppo pesanti e assenza di aiuto da parte dell'azienda che ha vinto l'appalto dell'ospedale

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di Camilla Amendola

Erano in tanti ed erano arrabbiati. Questa storia riguarda decine di persone. Si tratta dei dipendenti dell’azienda di pulizie Markas Srl che lavorano presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La ditta ha vinto anni fa l’appalto presso l’ospedale per fornire personale che si occupi delle pulizie e di garantire l’igiene nei reparti e nelle zone comuni.

Ieri mattina (8 giugno), fuori dal Papa Giovanni i dipendenti della Markas hanno protestato per i carichi di lavoro ritenuti troppo pesanti e gli animi si sono presto scaldati, portando i lavoratori a discutere anche con i sindacalisti presenti, segnale che la situazione è arrivata a un punto di non ritorno.

Lo stress è tanto e lo conferma Paola Capelli, addetta alle pulizie: «È dura e difficile. Dopo due anni di Covid, di pressione psicologica e fisica, non è un granché ritrovarsi con una riduzione del tempo disponibile per garantire la pulizia delle stanze e, di conseguenza, la sicurezza ai pazienti. Siamo al limite, è fondamentale trovare una mediazione con Markas. In una torre di degenza, prima delle nuove direttive, le pulizie pomeridiane, il rifacimento dei letti, il ripasso delle camere, piuttosto che la pulizia delle aree comuni era svolto in tre ore. Da due mesi a questa parte hanno portato la pulizia delle camere a due ore con un carico di lavoro maggiore. Oltre alle classiche mansioni di pulizia, ci sono state aggiunte anche altre attività, come lo spostamento di materassi, che prima non spettava a noi. È fisicamente impossibile occuparsi di tutto da sole».

Secondo le lavoratrici, è da mesi che Markas promette di occuparsi realmente dei loro bisogni, ma alla fine non lo fa, lasciandole sempre più sole. Dice Alba Bombarda, anche lei addetta alle pulizie: «Noi avremmo dovuto fare il presidio dalle 10 alle 12. Alle 9.45 la ditta Markas ha chiamato i sindacati perché volevano contrattare. Noi ora non dovremmo più fare il presidio, però è anni che parlano di contrattazioni e poi non cambia nulla. Dovremmo aspettare che si contratti. Siamo in un ospedale, la Markas deve puntare sulla qualità, non sulla quantità!».

Un altro problema è stato segnalato da S., anche lei dipendente dell’azienda, che ha deciso di rimanere anonima per paura di ritorsioni: «Ci troviamo con materiale risicato che spesso non basta nemmeno per pulire. Il materiale che ci dovrebbe fornire la Markas dovrebbe essere di più rispetto a quello che ci serve perché, soprattutto in un ospedale, l’emergenza ci può essere sempre, come il paziente che vomita. Noi siamo senza carta-mani da non so nemmeno più quanto tempo. Oltretutto manca la forza lavoro perchè ci sono donne di sessant’anni che non riescono a sostenere questi ritmi». Sempre S. spiega ciò che chiedono: «Lavorare bene. Non vogliamo avere l’ansia quando arriviamo al lavoro, sentire sulle spalle il peso di fare le cose di fretta. A volte ci sono giornate tranquille. Io per due ore devo fare le dimissioni che ci sono in carico nelle torri 3 e 4 (le quali contengono sei reparti in totale) e rispondere alle chiamate per andare a fare i letti. C’è il giorno che mi capita che ci sia solo una chiamata, ma c’è anche il giorno in cui mi chiamano molto più spesso».

Francesco Gioia, segretario Uil Trasporti Bergamo, ha provato a calmare gli animi ricordando che i sindacati sono stati creati per aiutare i lavoratori e questo è quello che lui si impegna a fare. Gioia ha aggiunto: «Il presidio di questa mattina è solo uno spaccato di un problema più grande che colpisce tutta la sanità pubblica. Non si possono dare appalti a ditte che chiedono il massimo con il minimo impegno economico. La fascia di età nel settore delle pulizie non è bassa. Non c’è gente interessata a intraprendere questo lavoro perché non sono invogliati né economicamente, né lavorativamente. Inoltre, c’è da considerare che, da dopo la pandemia, molte persone hanno paura di lavorare in ospedale».

Eleonora Capelli, di Fisascat-Cisl, alle 11, quando gli umori erano ancora molto caldi, ha comunicato che Markas aveva appena contattato i sindacati. L’azienda ha deciso di prendere in carico le segnalazioni, di verificarle entro massimo il 26 giugno: «Entro questa data la ditta dovrà prendere provvedimenti per tutti i reparti - ha spiegato Capelli -, compresi quelli che non sono ancora stati segnalati, ma che lo saranno in questi giorni. Se entro il 26 non saranno fornite risposte soddisfacenti ci riserviamo di proseguire con tutte le altre misure di attività sindacale. Lì sarà guerra persa».

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