Sanità

Cura innovativa per lo scompenso cardiaco eseguita da chirurgo bergamasco

Azione mininvasiva dell'équipe del dottor Maurizio Tespili, all'Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano, per curare la malattia di cui era affetto un paziente non operabile: garantirà un'aspettativa e una qualità della vita migliori

Cura innovativa per lo scompenso cardiaco eseguita da chirurgo bergamasco
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Nei giorni scorsi è stato eseguito il primo intervento in Lombardia, il secondo in Italia, per la cura dello scompenso cardiaco in pazienti non operabili con metodo invasivo. Lo si è fatto all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano (gruppo San Donato), struttura che si conferma centro di eccellenza per la cardiologia interventistica e lo ha eseguito il dottor Maurizio Tespili, Responsabile dell'Unità Operativa di Cardiologia, con l'aiuto della sua équipe (dottori Alfonso Ielasi, Massimo Medda, Francesco Casilli, Marta Bande e Mariano Pellicano).

L'intervento si è dimostrato particolarmente indicato per risolvere il problema in pazienti che non possono essere operati con metodo invasivo e che non riescono a tenere sotto controllo l'insufficienza cardiaca con l'aiuto dei soli farmaci.

In questo caso il paziente era un uomo di 55 anni che aveva già avuto problemi dopo un infarto ed aveva subìto diversi interventi in passato per tentare di arginare la malattia. La procedura ha avuto luogo in circa 40 minuti, con anestesia generale. Consiste nel realizzare una comunicazione tra atrio destro e sinistro del cuore mediante un piccolo foro, in cui è impiantato un dispositivo ad anello chiamato "Atrial Flow Regulator" (tradotto "Regolatore di flusso atriale"). Ciò permette la riduzione della pressione nell'atrio sinistro e indirettamente della pressione capillare polmonare, il cui aumento può essere responsabile della dispnea da sforzo.

«Questa procedura rappresenta, a tutti gli effetti, un modo del tutto nuovo per trattare l’insufficienza cardiaca: un concetto rivoluzionario di intervento che, diversamente dalle tecniche tradizionali, va a intervenire sul cuore grazie a un piccolo foro (di circa 8-10 mm), migliorando così in modo evidente i sintomi legati alla scompenso – ha spiegato il dottor Tespili -. Trattandosi di una tecnica mininvasiva con accesso dalla vena femorale, non c’è nessuna ferita chirurgica e la sintomatologia dolorosa è quasi assente. Il paziente è tornato a casa dopo tre giorni dall’intervento, senza dover ricorrere a cicli di riabilitazione ma solo con l’indicazione di sottoporsi periodicamente alle visite di controllo concordate con lo specialista. In conclusione possiamo dire che questo intervento rappresenta un'innovazione con una importante ricaduta pratica nella cura quotidiana dei pazienti con scompenso cardiaco, una patologia che è sempre più diffusa e invalidante».

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