Da Arcene a Varsavia, passando per Auschwitz: il cammino di Nori, nonno-sprint
Dopo il Monte Olimpo e dopo Fatima, il 71enne di Arcene ha attraversato sei Paesi e completato la sua decima impresa
Il punto di partenza è sempre quello, casa sua, ad Arcene; quello di arrivo ogni volta è un'impresa nuova: il Monte Olimpo, Fatima in Portogallo e poi, nell'ultima sua conquista, Varsavia. Le gambe del settantunenne Leonorio "Nori" Bertola questa volta l'hanno portato a Nord, nella sua decima impresa "on the road".
In poco meno di due mesi ha percorso quasi duemila chilometri e ha portato a termine il cammino che aveva programmato.
Venerdì scorso, l'1 novembre, ha intrattenuto la sala consiliare di piazza della Civiltà Contadina di Arcene con il racconto fotografico dei 52 giorni che tra maggio e giugno 2024 lo hanno visto attraversare ben sei Paesi con lo zaino in spalla per raggiungere la capitale polacca. I colleghi di Prima Treviglio ne hanno riportato il racconto.
L'arrivo a destinazione
«Quando sono giunto a destinazione - ha ricordato Bertola - ho fatto una ghirlanda con le bandiere di Italia, Slovenia, Croazia, Ungheria, Slovacchia e Polonia. Vederla finalmente completa è stata una grande soddisfazione per me, perché era la dimostrazione che ancora una volta ce l'avevo fatta. Ancora una volta la mia caparbietà e la mia follia mi avevano spinto oltre i miei limiti».
Sconforto e imprevisti
Nulla quindi ha fermato il nonno-sprint della "Bergamo Stars Atletica", che ha però ammesso di aver vissuto momenti di sconforto e di essersi ritrovato più volte a dover cambiare i piani. «Tante volte mi sono ripetuto "Ma chi me l'ha fatto fare", specie quando la pioggia era veramente intensa e il mio corpo iniziava a non rispondere ai comandi e a mostrare segni di cedimento - ha spiegato -. In più, pur avendo programmato tutto il percorso, ho incontrato qualche imprevisto last-minute che mi impediva di proseguire sulla strada programmata. In questi casi, mi è capitato anche di ritrovarmi in mezzo ai boschi, dove non sono mancati incontri ravvicinati con degli orsi».
La medaglia ad Auschwitz
Durante il suo viaggio, ha fatto tappa anche ad Auschwitz: «Silenzio che pervade il campo di concentramento è devastante. La vista dei forni crematori mi ha turbato nel profondo, ma non mi ha impedito di portare a compimento la missione che mi era stata assegnata dal sindaco Roberto Ravanelli (presente in sala assieme ad altri rappresentanti del Consiglio e della Giunta comunale, ndr), ovvero la consegna della medaglia di Arcene che da quel giorno è custodita nel loro museo».
L'accoglienza
Nello zaino aveva con sé solo una tenda, una padella, della pasta, un coltellino e qualche cambio. Spesso è stato ospitato in casa di persone che ha incontrato per la via: «Lungo il cammino, ho trovato molta accoglienza da parte delle persone del posto, anche se quasi tutti riuscivano a fidarsi di me soltanto dopo aver spiegato, grazie all’aiuto del cellulare, cosa stavo facendo e dove dovevo arrivare. Malgrado io parli soltanto italiano e bergamasco, con tanti di loro sono riuscito a entrare in empatia e ho capito che tutti abbiamo dentro di noi una ricchezza inestimabile, che dobbiamo imparare a rispettare per dare il giusto valore alla vita e a tutto ciò che ci circonda».