Dall'Africa in Bergamasca

Dal Ghana alla Crs Impianti di Gorle arrivano 16 dipendenti con il progetto di "labour migration"

I lavoratori hanno un permesso di lavoro e un contratto della durata di un anno; si uniranno ai circa 400 dipendenti locali

Dal Ghana alla Crs Impianti di Gorle arrivano 16 dipendenti con il progetto di "labour migration"
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Sedici dipendenti della ghanese Crs Plants ltd sono arrivati in Bergamasca, per un anno di lavoro alla Crs Impianti e Costruzioni Spa di Gorle.

Un’operazione non semplice, ma resa possibile grazie alla collaborazione tra l'azienda e la Fondazione E4Impact, che ha supportato i lavoratori nell’iter burocratico, con il rilascio dei visti e la documentazione in Italia e Ghana e la collaborazione della nostra ambasciata ad Accra.

Il progetto di labour migration

Come per molte altre realtà produttive italiane, la carenza di personale per la società è un problema, per questo l’azienda ha deciso di attingere da risorse provenienti da una delle sue sedi estere. Scegliendo, in particolare, quella ghanese che aveva ridotto l’attività a seguito della riduzione delle commesse dopo la pandemia. L'iniziativa ha avuto successo anche grazie alla Fondazione E4Impact, presente in venti paesi africani con programmi di formazione imprenditoriale, acceleratori di impresa e vari progetti.

La collaborazione tra la società e la fondazione è nata grazie a un incontro due anni fa tra Letizia Moratti, presidente di E4Impact Foundation, e Stefano Civettini, imprenditore bergamasco, amministratore delegato di Crs. L'idea era di portare avanti una labour migration dignitosa, per affrontare la crescente necessità di personale qualificato all'interno dell'azienda, che ha visto raddoppiare il proprio fatturato, passando da cinquanta milioni di euro nel 2022 a una previsione di cento milioni per la chiusura di quest'anno.

«In passato avevamo portato in azienda alcuni ingegneri dal Ghana, uno alla volta, potendolo fare grazie alla laurea degli interessati. In questo caso la sfida era molto più ambiziosa: dare un’opportunità in Italia a una ventina di operai, senza titolo di studio ma con esperienza da idraulici, elettricisti e muratori» ha spiegato Civettini.

«Sembrava un’impresa impossibile, ostacolata da problemi burocratici, ma non ci siamo persi d'animo, avevamo ragazzi inattivi ad Accra a causa dei problemi economici del Ghana. Al tempo stesso, c'erano molte commesse in Italia e l’impossibilità di trovare personale. Ci abbiamo creduto, abbiamo perseverato e ci siamo riusciti».

Permessi e contratto di un anno

I lavoratori, dotati di permessi di lavoro e contratti della durata di un anno, si uniranno ai circa quattrocento dipendenti della sede di Gorle. «I visti che accompagnano i passaporti dei sedici ragazzi sono un precedente utile ad altre aziende italiane, oltre che una concreta opportunità per questi ragazzi, disposti ad accettare la sfida» ha commentato il professor Mario Molteni, Ceo della Fondazione E4Impact.

Il professor Mario Molteni

Molti sono gli aspetti di cui tener conto e le questioni pratiche da affrontare come l’inserimento in azienda, il percorso di formazione tecnica e l’insegnamento della lingua italiana, la migliore integrazione, l’alloggio e il vitto, il cambio di abitudini: anche in questo caso, l’incontro con chi segue per missione il tema dell’accoglienza e della formazione è stato prezioso.

«Sono stato recentemente in Ghana in occasione della visita del Presidente Mattarella e ho rivisto negli occhi dei ragazzi che avevano deciso di venire in Italia la passione, l’entusiasmo, la determinazione e il coraggio che avevo quando, da giovane, mi sono immaginato imprenditore - ha concluso Civettini -. Ho rafforzato in me la consapevolezza che da questo continente a noi vicino arriveranno i lavoratori che terranno in piedi le nostre imprese, che nelle nostre aziende sapremo formare giovani imprenditori che torneranno in Patria per portare benessere ai loro connazionali».

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