«Decreto Piantedosi grave attacco alle organizzazioni che operano in mare»
Annalisa Colombo (responsabile dell'ufficio migranti della Cgil di Bergamo) commenta il nuovo testo approvato dal Consiglio dei ministri
«Il decreto Piantedosi costituisce certamente un grave attacco alle attività delle organizzazioni che operano in mare». Così Annalisa Colombo della segreteria provinciale della Camera del Lavoro e responsabile dell'ufficio migranti della Cgil di Bergamo commenta il primo decreto sicurezza del nuovo governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, approvato dal Consiglio dei ministri di mercoledì 28 dicembre. Il testo del decreto, redatto dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, regolamenta la condotta delle navi umanitarie nelle operazioni di ricerca e soccorso, nonché le procedure per la richiesta di asilo di migranti.
«Lo scopo della norma - prosegue Colombo in una nota diffusa dal sindacato - non dichiarato ma ben chiaro (il pretesto è sempre quello legato all'ordine e alla sicurezza pubblica) è quello di ridurre drasticamente la possibilità di soccorrere e salvare le persone che affrontano un viaggio che per molti rischia di essere l'ultimo». «L'impossibilità di soccorsi plurimi, qualora fosse necessario, è con tutta probabilità una violazione del diritto internazionale. L'obbligo di raccogliere a bordo le richieste d'asilo è un'attività che esula dai compiti delle Ong e deve essere gestita "sulla terraferma dalle autorità competenti"» sottolinea Colombo, citando le linee guida dell'Organizzazione Marittima Internazionale.
«Anche l'obbligo di far sbarcare i profughi in uno dei porti indicati (non più solo quelli usuali di Sicilia e Calabria) che avrebbe dettato l'esigenza di alleggerire le regioni "martoriate dal flusso continuo di migranti irregolari" - aggiunge - nasconde in realtà lo scopo di tenere le Ong il più lontano possibile dall'area di soccorso». La responsabile, nella nota, sottolinea la necessità di «una legge che regolamenti in modo serio e responsabile i flussi d'ingresso in Italia e dia la possibilità a chi decide di lasciare il proprio Paese per migliorare le proprie condizioni di vita di poterlo fare in sicurezza, senza rischiare la vita imboccando percorsi al limite dell'umano». Oltre a garantire «un'accoglienza dignitosa a chi ha i requisiti per richiedere protezione internazionale».