A Bergamo, nel quartiere Villaggio degli Sposi, un gruppo di volontarie iscritte al Cte (Centro tutte le età) ha deciso di reagire all’ondata di violenza nei confronti delle donne, in un modo tutto loro, simbolico.
Beatrice Mazzoleni, 76 anni e volontaria del centro, ha raccontato l’iniziativa: «Quest’estate, alcune signore del Cte, bravissime con ago e filo e coordinate dalla capogruppo Franca Cutis, hanno realizzato delle strisce di stoffa con i nomi delle vittime di femminicidio, ricamandoli a mano. Io non ho cucito perché sono ancora alle prime armi, ma il lavoro che loro sono riuscite a fare è davvero bellissimo».
Quelle strisce colorate, oggi (giovedì 16 ottobre) sono diventate un vero e proprio memoriale: sono state stese sullo schienale della panchina rossa del quartiere, simbolo della lotta contro la violenza di genere. «Non tutti i nomi ci stanno però, sono troppi i casi e le storie da ricordare».
Sono questi i libri per bambini di oggi?
La mattinata è stata speciale anche per un altro motivo: tre classi di prima media del Villaggio degli Sposi sono state invitate a partecipare. «Sono ragazzi appena usciti dalle elementari, e abbiamo voluto spiegare loro in modo delicato cosa significa femminicidio, senza concentrarci sulla morte, ma su tutto ciò che accade prima: i segnali di una relazione malata, le promesse, la violenza nascosta dietro parole d’amore».
Durante l’incontro, una signora del gruppo di lettura del Cte ha letto “A casa tutto bene” di Antonio Ferrara, un libro che parla proprio di famiglie segnate dalla violenza domestica. I ragazzi hanno ascoltato in silenzio, qualcuno incuriosito, altri scossi.
«Ormai sono questi i libri che dobbiamo leggere ai nostri bambini. Ma lo si deve fare per essere lungimiranti, e nel nostro piccolo volevamo fare qualcosa. Con la giornata di oggi, la speranza è che ogni volta che passeranno davanti alla panchina rossa si ricordino di quello che hanno sentito», dice Beatrice.
Per seminare consapevolezza
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Non è la prima volta che le donne del Cte organizzano iniziative del genere. In passato avevano già realizzato delle scarpette rosse per ricordare le donne costrette a fuggire dalle proprie case, poiché bloccate in contesti di violenza. «Oggi purtroppo dobbiamo essere noi, donne comuni, a raccontare a dei bambini storie così drammatiche, e questo fa capire quanto la situazione sia grave – riflette la volontaria -. Ma se anche solo uno di loro crescerà con più rispetto e più attenzione, allora ne sarà valsa la pena».
Tra i nomi ricamati ci sono storie note a tutti, come quelle di Giulia Cecchettin, Yara Gambirasio e tante altre. Un’iniziativa semplice, e che si inserisce nel percorso avviato dal Comune di Bergamo già nel 2021 con “La Panchina Rossa al Villaggio degli Sposi”, che continua a diffondere il numero antiviolenza 1522, attivo 24 ore su 24 e disponibile in cinque lingue.
Tempismo perfetto (purtroppo)
Quella di oggi è stata sicuramente una bella iniziativa, che arriva in città con un tempismo perfetto (purtroppo). Bergamo è infatti ancora sotto shock per l’ennesima tragedia: Pamela Genini, la ventinovenne è stata uccisa a coltellate dal fidanzato Gianluca Soncin, 52 anni, sul terrazzino della sua casa di via Iglesias, nel quartiere Gorla di Milano. L’ennesimo nome di una lista che sembra non finire mai.