di Matteo Beltrami
A ottant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, gli Internati militari italiani (Imi) saranno risarciti per le sofferenze inflitte ai loro danni.
Com’è risaputo, con l’Armistizio dell’8 settembre 1943 l’Italia passò dalla parte degli Alleati angloamericani e il precedente governo fascista si costituì nella cosiddetta Repubblica di Salò, ancora alleata con la Germania nazista. I militari italiani che si rifiutarono di continuare a combattere per il regime (circa 600 mila) furono fatti prigionieri, deportati in Germania e costretti al lavoro forzato. Tra coloro che riuscirono a fare ritorno a casa alla fine della guerra anche alcuni cittadini di Gandino, i cui eredi potranno ora beneficiare di importanti risarcimenti.
«Tutto è cominciato nel 2022, quando venimmo a conoscenza che una circolare dell’allora governo Draghi aveva stanziato dei fondi per finanziare cause legate agli Imi rimaste in sospeso – ha raccontato il sindaco Filippo Servalli –. In quel momento ero vicesindaco e mi interessai personalmente della questione: sapevamo che nel nostro paese c’erano diversi ex internati, così abbiamo subito avviato le pratiche necessarie insieme alle famiglie e grazie all’aiuto dell’avvocato Fabio Franchina».
Tra i documenti richiesti anche i fogli matricolari militari, in cui venivano attestate la data di cattura e la deportazione in Germania. Dopo un attento lavoro di ricerca, l’avvocato Franchina ha presentato al Tribunale di Brescia la documentazione di 18 Imi, quasi tutti di Gandino fatta eccezione per tre figure segnalate dalla Cigl di Bergamo. Citata a giudizio la Repubblica Federale di Germania, con l’obiettivo di ottenere una condanna che desse agli Imi l’accesso al fondo istituito dal governo italiano.
«La sentenza del Tribunale ci ha dato ragione, facendo riferimento al fatto che i trattamenti disumani patiti dai nostri Imi rientrano nella categoria dei crimini di guerra – ha proseguito Servalli –. Ciascun Imi ha quindi ottenuto un rimborso in chiave civile pari a 115 euro per ogni giorno accertato di prigionia. Una cifra non da poco: calcolando che alcuni furono deportati dal giorno successivo all’Armistizio (9 settembre 1943) e rimasero in Germania fino alla fine della guerra (luglio 1945), si parla di rimborsi dai 20 agli 80 mila euro per quasi due anni di lavori forzati».
Un risultato che premia, tra le altre cose, anche (…)