Una macchina di otto anni può definirsi vecchia? Tanto vecchia da essere impossibile da riparare? È lo strano caso di una Ford alla quale si è rotto un pezzo fondamentale del motore, ma il ricambio non si trova.
A raccontarci la vicenda è Daniele Pirola, giornalista che vive a Bergamo e coordinatore editoriale dei quotidiani online del gruppo editoriale Netweek, di cui Prima Bergamo fa parte. Di seguito riportiamo la sua lettera.
Il pezzo di ricambio misterioso
Carissimo direttore,
Voglio raccontarti una vicenda davvero surreale – che ho riportato su News Prima – proprio perché accade a Bergamo, dove vivo anche io. E in qualche modo è anche iniziata in città (quando ancora abitavo in provincia), perché è a due passi dalla Rotonda delle Valli che nell’autunno 2017 ho comprato la mia Focus bi-fuel, alla Ford Iperauto di via Correnti. E ora sto cercando di ripararla grazie all’aiuto dei bravissimi ragazzi dell’officina Horizon Garage di via Gasparini, a Boccaleone. Ma, al di là dei luoghi e delle persone, è una traversia che – credimi – potrebbe essere successa a Voghera come a Terracina, perché riguarda un paradosso. Che potrebbe capitare a chiunque.
Tre mesi fa la mia Ford Focus del 2017 comincia a perdere colpi, nel senso che durante la marcia inizia letteralmente a singhiozzare. Cosa sarà mai? Col mio meccanico partiamo dalle candele, poi passiamo ai cavi che portano loro la corrente. Niente da fare: non resta che aprire il motore.
La diagnosi è ferale, c’è da rettificare la testata: le alte temperature durante la combustione, dopo 170 mila chilometri, l’hanno rovinata (con una macchina bi-fuel a gpl può capitare). È il 24 di luglio quando lascio le vettura nelle mani del meccanico, convinto che due settimane dopo, al ritorno dalle vacanze, la ritroverò pronta… E invece no, perché è estate e anche i rettificatori vanno in vacanza.
La faccio breve, arriviamo a dopo Ferragosto, quando la testata torna in officina riparata. È pronta per essere rimontata, ma la sfortuna ci mette ancora del suo: il meccanico è bravissimo ad accorgersi che l’albero a camme (sorta di “tubo” che, ruotando, regola il “respiro” del motore, aprendo e chiudendo le valvole per passare da aspirazione a scarico dei gas) è fuori asse, insomma, anche lui, povero albero, nel tempo si era “stortato” e va sostituito, non si può fare altro.
E qui casca l’asino, purtroppo per davvero. Finora piccole “sfighe”, ma chi l’avrebbe detto che a rompersi sarebbe stato l’unico pezzo della macchina impossibile da sostituire?
Già, perché il meccanico – nel frattempo siamo arrivati alla fine di agosto – procede a richiedere il pezzo di ricambio, seguendo la filiera consueta, eppure non c’è verso: il pezzo non è recuperabile da nessun ricambista, sembra non sia proprio disponibile sul mercato. Nemmeno Ford Italia lo fornisce, il pezzo risulta fuori produzione perché “obsoleto”.
Paradossale: ma com’è possibile che una casa automobilistica non garantisca un pezzo di ricambio essenziale per far marciare il motore di una macchina che ha solo otto anni di vita?
Sembra assurdo, è infatti lo è.
Dopo tre mesi di calvario, settembre è ormai terminato e la Focus è ancora lì in officina… Come nel film Cars, sconsolata e con gli occhioni mesti. E dire che nelle ultime settimane le abbiamo tentate proprio tutte, contattando ricambisti e siti specializzati dal Portogallo all’Estonia, andando a cercare dai demolitori di mezza Lombardia. Ma si sa che se la fortuna è cieca, qualcos’altro – quando ci si mette – ci vede benissimo: ‘sto benedetto albero a camme è il proverbiale ago nel pagliaio.
Non ci arrendiamo, il mio meccanico è giovane e non conosce la parola resa. Ma, tornando alla questione di principio, non esiste che tu compri un’auto nuova nel 2017 e otto anni dopo corri il rischio di buttarla via perché non si trova un pezzo di ricambio, nemmeno uno compatibile.
Tempi duri per i ricambi (e la legge non aiuta)
Certo, della difficoltà nel reperire i pezzi di ricambio per le auto (il cosiddetto “aftermarket”) se ne parla da alcuni anni, ma ormai non siamo più al tempo dei ritardi nelle forniture post pandemia e pure le crisi geopolitiche (seppur mai tanto acute quanto ora) non c’entrano nulla, in questo caso. È vero, i prezzi delle auto nel frattempo sono schizzati alle stelle (la Focus nel 2017 è costata 15 mila euro, adesso a quella cifra ci trovate le macchinine che possono guidare anche i minorenni) e la gente, l’auto che ha, cerca di tenersela stretta il più possibile. Quindi i pezzi di ricambio si esauriscono più facilmente. Ma non può essere una giustificazione.
Direte: non c’è una legge che obbliga chi vende un prodotto a garantire, per un tot di anni, che siano disponibili anche i pezzi di ricambio per ripararlo? Quasi gol anche in questo caso, palo preso in pieno: “mamma” Ue, infatti, nel 2020 ha approvato il “Piano d’Azione per l’Economia Circolare”, una bella idea proprio per ridurre i rifiuti e far risparmiare soldi ai consumatori facilitando la riparazione dei beni di consumo.
È fatta, allora? Addio obsolescenza programmata? Eh no, perché il “Diritto alla Riparazione” (“Right to Repair”) per rendere la riparazione accessibile anche dopo la scadenza della garanzia legale è una Direttiva in realtà approvata lo scorso anno, nel 2024, ma che i Paesi membri dell’Unione dovranno recepire entro il luglio del 2026 (quando si dice la jella…). E poi, al momento, l’obbligo considera tecnicamente riparabili anche dopo la scadenza della garanzia legale moltissimi prodotti, ma non è esplicita riguardo al settore automotive. Il che cozza paradossalmente (ci risiamo con questi paradossi) con il tanto politicamente dibattuto “Green deal” europeo, dato che uno dei suoi pilastri fondamentali è proprio l’economia circolare!
Tre settimane fa ho anche contattato i colleghi dell’ufficio stampa di Ford Italia quanto meno per provare a dare una spiegazione a questo surreale stato delle cose: sono stati gentili, mi hanno assicurato che i reparti competenti stanno facendo il possibile per trovare una soluzione e mi auguro che ci riescano. Intanto, non mi resta che incrociare le dita e allargare il raggio di ricerca, sperando di non arrivare a telefonare a ricambisti o demolitori fino in Molise.