Don Trussardi: «Accoglienza ai migranti assurda. Basterebbe cambiare due regole»
Parla il direttore della Caritas bergamasca: «Con un po’ di coraggio dei governanti potremmo guadagnarci tutti, a partire dallo Stato»
di Paolo Aresi
«Il modo per andare oltre questa situazione ci sarebbe, basterebbe un cambiamento dei regolamenti, basterebbe mezza giornata di riflessione con chi governa. E tutti ci guadagneremmo, a cominciare dallo Stato».
Don Roberto Trussardi è responsabile della Caritas bergamasca e ogni giorno affronta la questione dei flussi migratori nella nostra terra oltre a diversi altri problemi legati alle povertà di ogni tipo. Don Roberto ha partecipato anche al vertice della scorsa settimana in prefettura dove il prefetto Luca Rotondi, da poco in via Tasso, ha lanciato un appello per ottenere più strutture di accoglienza. Attualmente nella nostra provincia sono presenti 900 migranti ospiti dei Cas, Centri di accoglienza straordinaria: il maggior numero di richiedenti asilo, circa 200, si trova nei due Cas della Val Taleggio, in un comune di cinquecento abitanti. Una grande sproporzione.
Don Roberto, lei dice che la questione migranti da noi è risolvibile. Come?
«Basterebbe modificare il regolamento di accoglienza. Quei 200 migranti a Taleggio stanno tutto il giorno con le mani in mano, praticamente non possono lavorare. Questo genera in loro effetti negativi, una grande pigrizia. Tanti migranti hanno affrontato situazioni davvero difficili per approdare in Italia e poi una volta qui sono quasi obbligati a starsene senza fare nulla».
Ma questo ingenera conseguenze molto negative anche nella nostra popolazione.
«Certo, perché la gente vede queste persone che stanno tutto il giorno a far niente e pensa che questi li manteniamo noi, pensa che non abbiano voglia di fare nulla, eccetera. Da qui nasce una rabbia. Ma in Bergamasca c’è tanta richiesta di lavoro e basterebbe poco per risolvere la questione».
Ci faccia un esempio.
«Prendiamo i duecento che stanno in Val Taleggio. Alcuni di loro hanno trovato lavoro a San Giovanni Bianco. Partono la mattina a piedi da Taleggio, dalla colonia o dall’ex albergo, si fanno dodici chilometri a piedi e vanno al lavoro. Poi la sera tornano a piedi, nel buio. Quando loro vengono poi assunti regolarmente vengono espulsi dal Cas. E quindi finiscono in mezzo alla strada. Non conoscono l’italiano, non sanno a chi riferirsi, prendono stipendi molto bassi... Basterebbe che il Cas non li espellesse, ma li ospitasse ancora, magari facendo pagare una diaria... Se il centro di accoglienza potesse organizzarsi per favorire le occasioni di lavoro tutto lo scenario cambierebbe».
È così difficile modificare lo scenario?
«Ci vuole soltanto un minimo di buona volontà da parte dei politici, basterebbe sedersi a parlarne un pomeriggio, come dicevo. So di altri richiedenti asilo che l’estate scorsa hanno lavorato nella Conca della Presolana dove c’è tanta richiesta di manodopera, ma anche nel resto della Valle Seriana. Ma poi questi lavoratori mancano di tutte le altre condizioni e spesso restano per strada, si rivolgono ai servizi per i senza dimora, per i “barboni”. Questo provoca un cortocircuito dei servizi di assistenza. Ma se (...)
Ricordo bene l'esperienza di emigrante in Svizzera di un mio zio ormai tantissimi anni fa. Ando' esattamente come dice la Sig.ra Ornella per lui e i tanti emigranti bergamaschi e non solo che lì si trovavano. Aggiungo che Don Trussardi conosce senz'altro bene il problema immigrazione ma la sua analisi sulle soluzioni (" basterebbe sedersi a parlarne un pomeriggio") a me pare un pò semplicistica
Penso che tutti i migranti si organizzino come hanno fatto i nostri all'epoca della migrazione nelle miniere all'estero. Anche loro abbandonati si sono dati da fare per trovare un modo di vivere, povero ma civile, e mantenersi e osservare le regole di civiltà del paese ospitante. Nulla più.
Tutti che si preoccupano dei migranti ma pochi dei nostri giovani che sono costretti a lavorare con contratti disumani e poco retribuiti iniziamo a risolvere i problemi di casa nostra poi potremmo pensare agli altri
C'è bisogno di manodopera? Che si ripristino i famosi uffici di collocamento. Le aziende dovrebbero partire da lì, il disoccupato idem. Lo stato smetta di mantenere e " costringa" i disoccupati ad imparare, a formarsi per una nuova attività. Ad esempio conosco un ormai disoccupato irrecuperabile, 2008 azi3nda chiude, cassa ordinaria, straordinaria, mobilità, disoccupazione, poi sussidio aiuto dal comune, la moglie lavora. Lui qualche sbricchettata in nero, ma senza consumarsi le unghie. Risposta dello stesso: al gha de es öl goerno a troam de laurá. Quindi?
per dare lavoro a queste persone occorrono investimenti globali a partire dalla Lingua,fino alla Formazione,non sanno fare niente ed ammesso che vogliano lavorare serve insegnare loro non solo la professione,ma come si vive nella nostra società,e seguirli affinchè non siano vittime di incidenti sul lavoro,non è semplice come far lavorare un Bergamasco