Il nuovo progetto

Dopo sette anni l'Accademia Carrara cambia rotta e si dimezza (forse così starà in piedi)

Presentato come un “riallestimento” in realtà è un ridimensionamento: da 28 a 15 sale, da 500 a 250 opere esposte. Costerà 700 mila euro

Dopo sette anni l'Accademia Carrara cambia rotta e si dimezza (forse così starà in piedi)
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di Andrea Rossetti

Si scrive “riallestimento”, si legge “dimezzamento”. La scorsa settimana, l’assessore alla Cultura del Comune di Bergamo, Nadia Ghisalberti, e la direttrice della pinacoteca cittadina, Maria Cristina Rodeschini, hanno presentato (rispondendo a un’interpellanza dei consiglieri comunali d’opposizione Andrea Tremaglia e Luca Nosari) il progetto di restyling interno dell’Accademia, che prenderà il via alla fine del 2022 e prevedrà almeno due mesi di chiusura del museo. Parliamo di “dimezzamento” perché le sale espositive passeranno dalle attuali 28 a 15 e perché le opere esposte non saranno più cinquecento, ma esattamente la metà, ovvero 250. Un progetto che prevede un costo di settecentomila euro, raccolti dalla Fondazione Carrara tra finanziatori privati, e che è stato affidato all’architetto Antonio Ravalli.

Gli altri progetti

Non solo. Nella stessa occasione, Ghisalberti e Rodeschini hanno anche annunciato come sia in programma anche un rinnovamento più profondo e strutturale dell’Accademia, con la realizzazione di un camminamento sul retro della pinacoteca, a lato del giardino, utile a indirizzare i visitatori verso l’uscita senza costringerli a percorrere a ritroso il percorso espositivo. Questo intervento prevede anche la sistemazione del parco e la realizzazione, in esso, di un bar, un ristorante e un negozio. A differenza del riallestimento, però, per queste opere non ci sono ancora le risorse: si parla di oltre due milioni di euro (1,5 milioni per il camminamento e poco meno di seicentomila per il giardino e le nuove strutture) che dovrebbero arrivare da Regione ma che non sono ancora stati sbloccati. Se ciò dovesse avvenire, però, le tempistiche sarebbero brevi, perché l’idea è di arrivare al 2023, anno in cui Bergamo e Brescia saranno Capitali italiane della Cultura, con la Carrara tirata a lucido.

I conti non tornano

Progetti interessanti, che segnano un netto cambio di filosofia rispetto al recente passato da parte dei vertici della Fondazione e dell’Accademia. E, forse, anche di una presa di coscienza: così come è stata concepita, la “nuova” Carrara, quella post riapertura, non sta in piedi. Il concetto lo ha spiegato in modo molto chiaro Tremaglia commentando la risposta alla sua interpellanza: «Mi par di capire che la Carrara è nata vecchia».

Quando, il 24 aprile 2015, si tenne una grande festa per la riapertura del primo e più importante museo cittadino, le attese erano altissime. Era l’anno dell’Expo a Milano e Bergamo sognava in grande. Del resto, dopo sette anni di lavori, contrattempi, battaglie politiche e costi lievitati a dismisura (la stima iniziale era di 3,2 milioni di euro, alla fine ne sono stati sborsati circa dodici), la nostra città poteva finalmente presentare al mondo la punta di diamante della sua offerta culturale. Eppure le cose non sono propriamente andate come si sperava: Bergamo si è aperta al mondo, diventando una città turistica a tutti gli effetti, ma l’Accademia non è mai davvero decollata.

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