Eventi in Piazzale Alpini, un'isola che resta circondata dal degrado
I gestori dello spazio fanno del loro meglio per garantire la sicurezza, ma hanno dovuto transennare l'area e intanto molti si domandano in cosa si stia trasformando la zona della stazione
Il tema sicurezza in zona stazione è tornato ancora in primo piano, stavolta con la situazione dentro e intorno lo spazio di piazzale Alpini, dato in gestione a Doc Servizi. Ha fatto molto discutere l'articolo pubblicato sul Corriere della Sera Bergamo in cui viene intervistato il responsabile locale di Doc Servizi, Filippo Cecchini Manara, il quale ha spiegato che, pur agendo in sinergia con il Comune per portare avanti il programma di eventi, dopo un iniziale tentativo di lasciare aperta l'area si è poi deciso, come i cittadini hanno potuto constatare, di transennare tutto per tenere fuori i "frequentatori indesiderati".
Un termine eufemistico per definire sbandati, drogati o persone che non avendo un bagno decidono di «lavarsi o fare un bidet» (sic) nella fontana col monumento ai militari. Persone vittime di disagio sociale, certo, ma talvolta violente o pericolose, che hanno costretto Cecchini Manara ad assumere una guardia privata armata che aiutasse lo staff a tenere l'ordine e gestire gli ingressi.
Risse, aggressioni e molestie sono state anche riportate da titolari e personale dei locali vicino alla stazione e al piazzale: la sua chiusura ha semplicemente spostato e concentrato il degrado nelle zone limitrofe. Fenomeni su cui la Lega non ha esitato a ritornare. È di ieri una ripresa dello stesso articolo, su Facebook, da parte del consigliere comunale Alberto Ribolla: «Piazzale Alpini e il centro città: il quartiere è esasperato – ha esordito Ribolla -. La Lega da tempo denuncia la situazione di totale e crescente degrado della zona e delle vie limitrofe, ma l’impressione è di agire con il freno tirato e solo quando la situazione diventa evidente, la famosa “punta dell’iceberg” che ho denunciato in consiglio comunale».
Una situazione che è lamentata anche dal Comitato Bergamo Centro, nato l'anno scorso proprio per dialogare con l'Amministrazione e cercare una soluzione: «Fa male vedere il centro città sui giornali nazionali per omicidi e aggressioni – ha dichiarato Angelo Finazzi, referente del gruppo -. Leggiamo gli elenchi interminabili di ore di riprese e pattugliamenti, ma quello che conta è il risultato. I problemi non si risolvono con lo snocciolamento dei numeri passati, ma con progetti e proposte sul futuro».