«Fermiamo la violenza insieme»: striscioni e cori nella marcia del 25 novembre a Bergamo
I dati ricordati dalla sindaca parlano di più di mille donne che nel 2024 si sono rivolte a un centro antiviolenza in Bergamasca
Musica, cartelli e frasi che rimbombano nei megafoni hanno riempito viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo nella serata di ieri, lunedì 25 novembre, in occasione della marcia organizzata dalla Rete bergamasca contro la violenza di genere.
«Fermiamo la violenza insieme» e «La violenza sule donne non ha mai scusanti» sono i due striscioni più grandi che hanno guidato il corteo di oltre duemila persone che dalla stazione di Bergamo è approdato infine in piazza Pontida.
«Io ti credo»
In testa al corteo, forte e chiara nel microfono si è fatta strada la voce di Sara Modora, coordinatrice del centro antiviolenza "Aiuto Donna-Uscire dalla Violenza": «Io ti credo: c'è ancora tanta strada da fare. Dobbiamo lavorare insieme uomini e donne; dobbiamo andare nelle scuole; dobbiamo chiedere più risorse per la prevenzione; dobbiamo continuare a smantellare chi non vuole accettare che purtroppo il patriarcato esiste. E non è un questione di italiani e stranieri: è la giornata internazionale, perché non c'è posto al mondo in cui la donna sia libera e sicura».
Più di mille donne
I dati, riportati dalla sindaca Elena Carnevali, parlano di un fenomeno che si sostanzia in 1.046 donne che nel 2024 si sono rivolte ai centri gestiti dalle cinque reti antiviolenza della Bergamasca, 323 alla rete di Bergamo e Dalmine. Dalla propria pagina Facebook la prima cittadina commenta: «Sono il segnale di una situazione che continua a essere preoccupante e che al contempo evidenzia che le donne hanno sempre maggiore capacità di riconoscere ogni forma di violenza e maggiore disponibilità a chiedere aiuto. Come amministrazione, questo deve spingerci ad agire in più direzioni e in modo capillare».
Aggiunge: «È fondamentale lavorare insieme con il centro antiviolenza "Aiuto Donna-Uscire dalla violenza" e alla rete inter-istituzionale antiviolenza degli ambiti territoriali di Bergamo e Dalmine per fornire sostegno alle donne vittime di violenza e sostenerne i percorsi di riconquista di indipendenza psicologica, lavorativa e abitativa».
Bravie fatevi sentire in questa Bergamo che è tanto maschilista-stop alle violenze contro le donne e soprattutto pene più severe a chi commette reati di questo genere