offensivo?

Festoni d’oro al cimitero di Bergamo, scoppia la polemica. L’appello alla sindaca: «Irrispettoso, toglieteli»

Una soglia simbolica tra terra e cielo, ma l'opera è molto discussa in città. Martedì 28 ottobre l'inaugurazione alle 18.30

Festoni d’oro al cimitero di Bergamo, scoppia la polemica. L’appello alla sindaca: «Irrispettoso, toglieteli»

Bergamo si prepara al ponte dei Morti, ma al Cimitero Monumentale l’atmosfera non è affatto quieta. Da qualche giorno sulla facciata del famedio brillano dei festoni dorati, parte dell’installazione “La città nella città”, firmata dagli artisti Antonello Ghezzi e Daniel González per Contemporary Locus 17, curata da Paola Tognon.

Nella fattispecie si tratta di Golden Gate di Daniel González, una soglia dorata, riflettente e in continuo movimento, realizzata con tessuti in mylar, che rilegge l’architettura del cimitero evocando protezione, cura e trasformazione. «Le superfici, mosse dal vento che scende dalle Prealpi Orobie – si legge nella presentazione -, si presentano fluide, accoglienti e frontali a ogni visitatore. Cucite e annodate per mesi dall’artista con il supporto di un gruppo di giovani, si animano di bagliori di luce e sussurri che si aprono con delicatezza sulla facciata del Cimitero, trasformandone la percezione».

L’installazione è completata da Shooting Stars di Antonello Ghezzi, opera luminosa che connette in tempo reale il cielo mediterraneo al Monumentale. Ogni meteora rilevata dal radiotelescopio Croce del Nord accende una scia di luce, trasformando la facciata in un ponte tra terra e universo.

L’inaugurazione è fissata per domani (martedì 28 ottobre) alle 18.30, ma l’opera ha già fatto in tempo a dividere la città e ad accendere la polemica.

Una carnevalata?

 

Le reazioni, come spesso accade quando l’arte entra in spazi “sensibili” o diversi dai soliti luoghi prettamente espositivi, non si sono fatte attendere. Come riporta il Corriere, l’ex parlamentare Giorgio Jannone, in una lettera pubblica, ha parlato addirittura di sacrilegio, chiedendo alla sindaca Elena Carnevali la rimozione immediata dei festoni «per rispetto dei defunti e della storia cittadina». E aggiunge: «Quando si visita un sacrario militare, ovunque nel mondo, si legge un cartello, in cui si richiede rispetto e sobrietà. Non si può abbruttire il bello senza porsi limiti estetici».

Dalla Lega sono arrivati altri colpi: il consigliere Alberto Ribolla, per esempio, ha parlato di «indecenza», mentre il capogruppo Alessandro Carrara ha definito la scelta «di pessimo gusto».

«Ci mancavano pure le stelle filanti al cimitero»

Anche sui social la linea è la stessa, ma con un tono un po’ più colorito. C’è chi parla di «americanata da Halloween», e chi, esasperato, ammette che «non se ne può più della retorica che l’arte moderna deve dialogare con il passato. Adesso ci mancavano pure le stelle filanti al cimitero».

Ma non tutti disprezzano totalmente, almeno non le buone intenzioni alla base dell’installazione: «Anche se il messaggio è positivo, lo trovo impositivo, troppo esibito. Penso alla mia mamma, novantatreenne, e all’impatto che ne avrà. La comunicazione è importante, si deve entrare in punta di piedi nello spazio del dolore, del dolore altrui».

Poi, qualcuno si interroga sul perché a Bergamo «i grandi artisti debbano sempre parassitare i monumenti per farsi notare».

Non solo un luogo di morte 

Lisa Martignetti, funeral planner e candidata alle Amministrative con la Lista Gori, su Facebook ha scritto che «come ogni forma d’arte può piacere, o non piacere, ma il fatto che non incontri i gusti di tutti non significa automaticamente che sia offensiva o irrispettosa. Il cimitero per molti è solo un luogo legato alla morte, da vivere in silenzio e a volte quasi da temere, ma io credo che dovremmo imparare a guardarlo anche in un altro modo».

Daniel González

Martignetti ricorda infatti come in Messico, nei Días de los Muertos, sia “normale” festeggiare la morte: «Lì il ricordo dei defunti non è qualcosa di cupo, ma un ponte pieno di luce e colore. Le famiglie portano fiori, cibo, musica, storie sulle tombe dei loro cari. Non perché non rispettino la morte, ma perché la riconoscono come parte della vita. Ecco, io credo che abbiamo bisogno di imparare a guardare i luoghi della memoria anche con occhi nuovi. Senza paura. Accettando che il dolore e il ricordo possano avere forme diverse, che non esiste un solo modo “giusto” di onorare chi non c’è più. Io stessa ho persone che amo profondamente che riposano tra quei viali, sotto quegli alberi e tra quelle lapidi e nomi, eppure, non sento nessuna offesa nelle installazioni che oggi abitano il cimitero».

Le dichiarazioni degli assessori alla presentazione

«Contemporary Locus, da anni impegnata nella riscoperta di luoghi dismessi o dimenticati attraverso l’arte contemporanea, quest’anno si è dimostrata particolarmente coraggiosa: la scelta è caduta sul Cimitero Monumentale di Bergamo, spazio legato al dolore e alla memoria, spesso rimosso dal nostro sguardo – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Sergio Gandi -. Il progetto trasforma temporaneamente le sue architetture con opere che indagano, attraverso un elemento luminoso dominante, i temi della soglia, della cura, dell’accoglienza, modificando la percezione del luogo da spazio del lutto individuale a spazio di vita e memoria collettiva. Consapevole del valore comunitario del sito, l’associazione ha disposto un complesso lavoro di cucitura di relazioni, da cui è nata Comunità Aperta, una iniziativa che coinvolge 39 tra istituzioni, enti, associazioni e cittadini, per una riflessione corale sul Cimitero che ne ricompone un’immagine plurale oltre che vitale».

«Il Cimitero Monumentale di Bergamo è molto più di un luogo di sepoltura: è un archivio a cielo aperto della nostra storia, uno spazio in cui la memoria individuale si intreccia con quella collettiva – ha aggiunto l’assessore ai Servizi cimiteriali Giacomo Angeloni -. Camminare tra i suoi viali significa attraversare decenni di vita cittadina, riconoscere nelle architetture, nelle sculture e nei nomi incisi sulle lapidi il patrimonio umano, culturale e sociale che ha costruito la nostra comunità. Questo progetto nasce proprio da questa consapevolezza: dalla volontà di riattivare un luogo che appartiene a tutti e che troppo spesso viene percepito come distante o esclusivamente legato al dolore. Al contrario, il Cimitero Monumentale è un luogo che parla di noi, delle nostre radici, delle persone che ci hanno preceduto. Dopo anni in cui abbiamo lavorato per riavvicinare la cittadinanza a questo spazio – penso alle visite guidate e alla riapertura del Famedio che hanno riscosso e riscuotono tanto interesse – oggi facciamo un passo ulteriore. Grazie all’arte contemporanea, apriamo un dialogo tra passato e futuro, tra memoria e immaginazione, restituendo al cimitero la sua funzione di ‘città nella città’: un luogo di senso, bellezza e riflessione condivisa».