Finita la favola: fallita la 3b Meccanica di Urgnano, operai senza stipendio a Natale
Nel 2019, l'allora B&B salvata da un ex operaio che ne divenne il titolare. A novembre la Same non ha confermato le lavorazioni
La 3B Meccanica di Urgnano, che aveva evitato il fallimento grazie a un ex dipendente nel 2019, il quale aveva rilevato l'attività, adesso chiuderà in modo definitivo i battenti, con una ventina di famiglie che sono già sul lastrico.
Un Natale davvero difficile, come riportato da PrimaTreviglio, per la coppia di titolari, Ferruccio Bonacina e Claudia Zini, e i 19 operai che lavoravano fino a pochi giorni fa nell’azienda di via San Rocco: sotto l’albero niente regali, per chi si trova già senza stipendio.
La storia del rilancio dell'azienda
Nel 2017 l’allora B&B dopo decenni di attività dichiarò fallimento. C'erano quindici operai che non riuscivano a trovare un nuovo impiego: tra loro Bonacina, 42 anni, da 25 dipendente dell’azienda. Fu lui - che un paio d’anni prima aveva già sostituito l’ex coordinatore e responsabile di produzione andato in pre-pensionamento - che portò avanti la ditta con il curatore fallimentare fino al giugno 2018, ma nessun acquirente si fece vivo.
Poi la svolta: il primo luglio, convinto dalla moglie 41enne, decise di ritirare la ditta, poi liquidata, creando una nuova società dalle sue ceneri, la 3B meccanica. I quattordici colleghi furono di nuovo assunti e, in seguito, se ne aggiunsero altri cinque. Anche la moglie entrò a far parte dello staff e, grazie a un finanziamento dalla Bcc dell’Oglio e del Serio, cominciò l’avventura che aveva il sapore di un salto nel buio, ma il bilancio del 2018 si dimostrò positivo. Fondamentale, la fiducia di due grandi clienti storici come Same e Schneider.
La notizia finì sui mass media facendo il giro dell’Italia, tanto che il novello imprenditore ricevette una lettera dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale gli conferì la prestigiosa onorificenza di Cavaliere della Repubblica. In azienda passò poi Enzo Muscia, anche lui diventato imprenditore per salvare la ditta in cui lavorava.
Lo stop e la crisi
Con l’avvento della pandemia, però, Bonacina aveva deciso di sospendere la produzione in modo da tutelare gli operai e aveva chiesto la cassa integrazione volontaria. Da fine gennaio si era già sentito il primo calo nel lavoro, abbastanza comune per il settore meccanico in tutta Italia e il Coronavirus aveva impedito la ripresa, ma l’azienda è rimasta in piedi. A novembre di quest’anno, però, è arrivata una doccia fredda, meglio, gelata, l’anticamera della fine.
«Il 70 per cento del nostro fatturato dipende dalla Same di Treviglio - ha chiarito Bonacina -. A ottobre non sono arrivati i pezzi da lavorare e ci è stato detto che dipendeva dalle fonderie, ma a novembre ci hanno comunicato la notizia che ci ha tagliato le gambe: la multinazionale ha azzerato i programmi che aveva con noi. Se la crisi del settore c’è non sono certo io a criticare la Same, con la quale ci siamo sempre aiutati a vicenda, ma mi sarei aspettato una gestione diversa del problema».
La 3B meccanica aveva infatti presentato un piano industriale di cinque anni, fatto dei progetti, acquistato nuovi macchinari l’anno scorso, nuove assunzioni a giugno di tre ragazzi, aumenti di stipendio per alcuni e di livello. «Passi che non avremmo fatto, se avessimo saputo che non ci sarebbe stato più lavoro. I miei dipendenti ora hanno perso il posto, ma io e mia moglie ogni cosa: avevamo investito tutto nell’azienda, dove era impiegato anche nostro figlio più grande».
Senza stipendio di novembre
Tra gli ormai ex operai il malumore è tanto: «Abbiamo continuato a lavorare senza sapere che l’azienda era ormai fallita, ci siamo trovati senza stipendio per il mese lavorato, senza il pagamento di dicembre e senza nemmeno la tredicesima, proprio sotto le festività. Un colpo brutale, che ha distrutto il Natale per molte famiglie». Per correttezza e per il rapporto che lo lega ai ragazzi, il titolare li ha avvisati non appena Same ha reso note le sue intenzioni, così che potessero trovare un’altra occupazione, cercando anche di dare una mano nel frattempo.
«È rimasto indietro un solo stipendio, quello di novembre - ha continuato Bonacina. La data della chiusura ancora non c’è, se ne stanno occupando i consulenti, ma sarà entro fine anno. Non si tratta di mala gestione o di utili tolti all’azienda, ma di programmi non confermati: so che anche altre ditte sono in grave difficoltà per la stessa ragione».
L'incontro con il sindacato
Il 3 dicembre, la sindacalista della Fiom Marzia Giannuzzi ha avuto un incontro con l’azienda che, inizialmente, era stato fissato per discutere della situazione, non per l’eventuale fallimento.
«Ha fatto sapere qualche giorno prima c’era stata un’assemblea con i dipendenti, in cui è stato comunicato che non sarebbe stato pagato lo stipendio di novembre e che, entro metà dicembre, la ditta sarebbe fallita: la Same l’8 novembre aveva disdetto tutti i programmi e, nel frattempo, non si era riusciti a trovare altri clienti - ha raccontato la rappresentante -. Il 3 mi hanno parlato dell’intenzione di terminare le lavorazioni in corso per fatturare il più possibile e pagare qualcosa della retribuzione di novembre. Ora le lavorazioni sono terminate e qualcuno si è già dimesso».
Al Sig. Bonacina ed ai suoi dipendenti il mio incoraggiamento e i migliori Auguri di poter riprendere appieno la loro attività.
Purtroppo le politiche economiche dei nostri governanti negli ultimi 20 anni hanno portato il nostro paese in povertà e dobbiamo anche pagare questa classe politica senza parlare dei senatori a vita , mi dispiace per queste persone tenete duro ma no aspettatevi nulla dai nostri politici.
Se same ha disdetto gli accordi l'8 novembre come è possibile che la ditta chiuda a metà dicembre?. Una ditta deve sempre avere un cuscinetto finanziario o comunque un finanziamento che gli permette di andare avanti almeno qualche mese. E non può dipendere da un unico cliente, è troppo rischioso, è come se un investitore mette tutti i soldi in un unico titolo.Se si può fare ancora qualcosa, lo spero, ma bisogna poi cambiare sistema gestionale e management.
Sig. Da che mondo a che mondo..metta un nome.. Non si può sminuire l'operato di un capo officina che ha ritirato una situazione già difficile e poi, cosa ne sa lei se il periodo era di un solo mese o era già da diverso tempo che erano in crisi? È vero, anche io per quello che ho letto nell'articilo avrei agito per tempo diversame, perchè sa, a parole siamo tutti bravi ma poi bisagna essere sul campo per agire e decidere e bisogna dare atto al titolare che per 6 anni ha comunque mandato avanti una realtà che era già in difficoltà. Le grosse aziende si sa ti usano per il tempo necessario e quando trovano un fornitore che fa 5 centesimi in meno cambiano oppure se hanno poco lavoro lo riportano in cada giustamente..ma ci sono modi e modi.. Tutto il settore è in difficoltà e mi auguro che lei non abbia mai bisogno di aiuto perché intanto che ha 2 lire si salva poi,finite le 2 lire, le girano tutti le spalle..le faccio gli auguri per non avere mai bisogno..
Chissà cosa farà adesso la sindacalista ? Risolverà il problema? Perché intervenire ora che è tardi ,perché non concordare a suo tempo con i fornitori di lavoro di questa azienda una strategia economico politica? Non servite a niente. Solo chiacchiere e tessera.