Gelateria Pandizucchero, l’ex dipendente: «Un motivo c’è se faticano a trovare personale»
Dopo il caso della nota realtà di Almè, costretta a rimanere aperta a orario ridotto per mancanza di dipendenti, arriva il racconto di chi lì ci ha lavorato, pubblicato da Bergamonews
Ha fatto molto discutere negli scorsi giorni la decisione, da parte della gelateria Pandizucchero di Almè, di adottare un orario ridotto a causa della mancanza di personale. «Vista l’impossibilità di reperire forza lavoro – si leggeva nell’avviso appeso alla vetrina del locale -, ci vedremo costretti dal primo luglio, nostro malgrado, per poter così garantire l’alta qualità e l’assoluta freschezza dei nostri prodotti, a ridurre gli orari d’apertura».
Inutile dire che ciò ha nuovamente alimentato il dibattito sul rapporto tra giovani e mondo del lavoro, anche se il titolare, lo chef Ronald Tellini, che lo gestisce insieme alla famiglia, ha voluto rassicurare sul fatto che nessuno stesse puntando il dito sui ragazzi e la loro presunta poca voglia di mettersi in gioco. Adesso arriva la testimonianza di un ex dipendente, il quale ha scritto una lettera a Bergamonews, pubblicata oggi (lunedì 27 giugno), raccontando la sua esperienza come dipendente del locale.
«Non si mette assolutamente in discussione la serietà dell’attività, sia in ambito di qualità di produzione, pulizia e professionalità. Sotto questo aspetto non devono invidiare niente a nessuno. […] Nemmeno ometto di puntualizzare la perenne precisione e puntualità con cui retribuiscono il personale». Fatte le dovute precisazioni, per non dare un’immagine distorta della rinomata gelateria, si arriva al punto della questione: «[…] non c’è logica nel sentirsi dei criminali se si chiede un giorno di permesso […]. Rettifico, si ha la possibilità di prendere di ferie due fine settimana nei mesi di novembre, dicembre o gennaio. Ebbene sì, si possono scegliere 4 giorni in un anno solare, perché le altre le sceglie la ditta».
Queste modalità, si specifica nella lettera, sono comunque rese note al momento del colloquio. Allora, nonostante richieda un certo impegno ai dipendenti, non si capisce il perché alcuni di loro decidano di andarsene. Il motivo principale, a quanto pare, sarebbe legato alla stigmatizzazione dei permessi straordinari, richiesti per motivazioni di emergenza:
«Sto parlando di permessi chiesti per motivi più che validi per motivi di salute di parenti stretti. Se un dipendente arriva a sentirsi fuori posto a chiedere un permesso in questi casi, o perché ha problemi di salute (uno che ha gli attributi lavora anche con la febbre) non siamo messi bene… Il lavoro prima di tutto! In un posto di lavoro dove esiste umanità, solitamente, sento dire: prima la famiglia, poi tutto il resto».