La ricerca

Già oltre 500 casi di Covid prima del "paziente 1", moltissimi in Bergamasca

Uno studio pubblicato su "Epidemics - The journal on infectious disease dynamics" darebbe conferma di ciò che molti già sospettavano

Già oltre 500 casi di Covid prima del "paziente 1", moltissimi in Bergamasca
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Come ormai tutti sanno, il 20 febbraio 2020 all'ospedale di Codogno, in provincia di Lodi, fu individuato il "paziente 1" di quella che poi è diventata la pandemia Covid. Si trattò del primo caso accertato di un cittadino italiano infettato dal coronavirus, che partendo dal Nord Italia si diffuse poi in tutto il Paese.

Adesso, secondo uno studio pubblicato su Epidemics - The journal on infectious disease dynamics (consultabile in inglese a questo link), si è scoperto che ci sarebbero stati almeno altri 527 casi in Lombardia precedenti a quello di Codogno, cosa che mostrerebbe come a febbraio il virus fosse presente già in praticamente tutte le province lombarde.

Nella ricerca, firmata da Danilo Cereda, dell’Unità organizzativa prevenzione delle Malattie infettive di Regione e da altri esperti di Ats, ospedali e centri di ricerca lombardi, vengono riportati dati che indicano 222 Comuni con persone contagiate. L'alto livello di trasmissibilità avrebbe causato la rapida diffusione in Italia, contrastata poi dalle misure prese tra fine febbraio-inizio marzo e dal primo lockdown.

Dei 527 casi accertati precedenti al "paziente 1", l'89,2 per cento era stato ricoverato in ospedale e il 27,5 per cento è morto. Tra questi malati, in cui l'età media era di 69 anni, il 63,9 per cento erano uomini e il 7,4 per cento operatori sanitari. Dopo il 20 febbraio 2020, Bergamo e Lodi contavano il 53 per cento del totale dei contagiati, mentre un altro 35 per cento era presente a Brescia, Cremona e Milano e in ognuna di queste cinque province almeno 50 persone avevano sviluppato i sintomi prima della scoperta della pandemia, mentre all'inizio del lockdown (9 marzo 2020) ben 11 province lombarde su 12 avevano sul loro territorio un minimo di 250 contagiati.

Riguardo il periodo iniziale della diffusione del coronavirus nel nostro Paese, la retrodatazione è ancora incerta: sul collasso del sistema sanitario ha influito sicuramente l'elevata trasmissibilità della malattia, insieme alla possibilità di diffondersi senza ostacoli nei mesi di gennaio-febbraio, quando ancora non si era capito che la pandemia era arrivata anche qui da noi. Va detto, però, che l'Istituto dei tumori di Milano avrebbe rintracciato dei sintomatici addirittura in uno screening sul cancro al polmone della fine del 2019.

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