Gli effetti del Covid sono ancora presenti a 18 mesi dal contagio nel 25 per cento dei casi
«Long covid»: un'espressione che abbiamo imparato a conoscere dopo che studi approfonditi hanno permesso a medici e scienziati di capire qualcosa di più sugli effetti a lungo termine del coronavirus sull'organismo umano. Molte persone che hanno contratto il virus conoscono purtroppo bene i sintomi di malessere che dai giorni del contagio non li hanno più abbandonati. In tanti lamentano ancora soprattutto stanchezza.
Del Long Covid ha parlato recentemente Marco Rizzi, direttore di Malattie infettive dell’Asst Papa Giovanni XXIII, in un articolo su L'Eco di Bergamo. Rizzi ha rivelato che nel corso degli studi avviati dalla struttura, con diversi percorsi di valutazione clinica sugli effetti psichiatrici, neurologici, pneumologici e cardiologici su pazienti guariti dal Covid, sono emersi una serie di dati interessanti. Sono infatti diversi i disturbi che rimangono anche dopo essere usciti dalla malattia: stanchezza cronica, mal di testa, alterazione dei ritmi sonno-veglia, difficoltà di concentrazione e a volte disfunzioni d’organo. Sintomi che, in certi casi, compaiono anche nei giovani che hanno contratto il Covid in forma lieve, magari anche in forma asintomatica, ma poi a distanza di mesi presentano forme di malessere rientranti nelle tipologie precedenti.
Una serie di effetti, quelli del Long covid e della sua forma più lieve, il «Post covid», che vanno ad incidere su circa il 20-25 per cento delle persone che sono guarite da questa malattia, mentre a distanza di pochi mesi dalla guarigione si ha un più significativo 50 per cento. «I dati in nostro possesso sull’evoluzione degli effetti della malattia, non sono così numerosi e comunque non omologhi – ha spiegato Rizzi –. Serve quindi uno studio più complessivo, con un numero maggiore di casi esaminati e per diverse categorie di pazienti, da chi ha avuto danni d’organo a chi ha avuto effetti da asintomatico . Tra un anno, probabilmente, avremo le idee più chiare».
Quello che emerge con evidenza - ha poi aggiunto Rizzi - è che i casi di reinfezione o di contagi da vaccinati sono bassissimi: «Il vaccino sicuramente protegge da evoluzioni più gravi della malattia. Vaccinarsi, quindi è una protezione anche dagli effetti del Covid a lungo termine, anche per gli asintomatici: ed è un dato importantissimo».
Negli anziani e nelle persone con patologie pregresse - ha spiegato ancora Rizzi - il recupero è decisamente lento, e si possono riscontrare anche casi di disturbi cardiaci, danni d’organo permanenti e problemi polmonari o neurologici.