Commissione ambiente

Gli esperti: «Non servono altri inceneritori. L’impatto del progetto della Montello? Non riusciremmo a calcolarlo»

Al Pirellone nella riunione di ieri (mercoledì 29 ottobre) sono emersi elementi interessanti. I critici: «Favorirebbe solo il privato»

Gli esperti: «Non servono altri inceneritori. L’impatto del progetto della Montello? Non riusciremmo a calcolarlo»

In Bergamasca vengono importate novecentomila tonnellate di rifiuti all’anno da fuori provincia o altre regioni italiane, destinati alla distruzione negli inceneritori. Il problema è che il loro accumulo di inquinanti non è rilevato da Ats, a differenza di quanto accade in Emilia-Romagna o Piemonte, per cui non si riuscirebbe nemmeno a calcolare l’impatto del nuovo termovalorizzatore, che la Montello Spa vorrebbe costruire.

È quanto emerso nel corso della seconda riunione avvenuta ieri (mercoledì 29 ottobre) sull’argomento in VI Commissione Ambiente al Pirellone: elementi che non potevano che portare alle esternazioni perplesse dei critici, che già da tempo avanzavano dubbi sull’opportunità di realizzarlo da parte della società.

Dati incompleti sull’impatto ambientale

Una domanda, quella dell’azienda, cassata in Consiglio regionale, ma che è ora sottoposta a un approfondimento, dopo una prima seduta definita dai critici verso il progetto «uno spottone alla Montello», per via degli elogi di alcuni politici verso l’impegno nella sostenibilità ambientale della ditta. Ats la scorsa giornata era presente in Aula con il direttore generale, Massimo Giupponi, la direttrice sanitaria, Nicoletta Castelli, ed il responsabile del Servizio prevenzione e protezione, Davide Del Brocco.

Riguardo gli aspetti tecnici del progetto, cioè l’argomento principale dell’incontro, l’Agenzia ha ribadito che i dati sanitari forniti dalla Montello su valutazione tossicologica e previsioni epidemiologiche sono incompleti e non sono stati aggiornati. Dall’azienda, però, sono arrivate rassicurazioni sul fatto che le integrazioni verranno presentate in Conferenza dei servizi.

Inoltre, Ats ha specificato che, a differenza di altre regioni italiane, la Lombardia non effettua un monitoraggio epidemiologico sui suoi inceneritori, quindi non potrebbe neanche stimare un effetto d’accumulo con l’entrata in funzione del nuovo termovalorizzatore.

L’anomalia bergamasca

La dottoressa Raffaella Mattioni, di Rete Ambiente Lombardia, ha invece ricordato come nella nostra provincia gli impianti siano già quattro, tra cui quello di Filago, il più grande per il trattamento di rifiuti pericolosi d’Italia. In Bergamasca, inoltre, sono importati rifiuti pure da altre province lombarde e da quelle di Trento, Sicilia e altre regioni del Sud.

Insomma, di sicuro non c’è un’utilità collettiva nell’avere un altro inceneritore. Si tratta semplicemente di una richiesta arrivata da un privato, che legittimamente l’ha avanzata, ma poi – questo è il punto di chi vi si oppone – dovrebbero essere le istituzioni a regolarsi sulla base di una garanzia della salute pubblica.

Ha parlato in seguito anche Enzo Favoino, direttore scientifico di Zero Waste Europe, che ha precisato come l’incenerimento non sia inseribile nella strategia dell’economia circolare e rappresenta un danno alla decarbonizzazione, con un considerevole impatto climatico. Il tutto, senza mancare di sottolineare come la provincia di Bergamo sia una vera e propria anomalia, in quanto sovra dotata di impianti di incenerimento e importatrice di rifiuti da fuori. Un’anomalia che verrebbe solo aumentata dall’inceneritore della Montello.

Le reazioni della politica

A margine della scorsa giornata, dopo queste affermazioni, non potevano mancare i commenti di quella parte di politica regionale, cioè l’opposizione di Pd, M5s e Avs, che si è sempre mostrata contraria alla realizzazione di un nuovo impianto. «Anche dall’audizione di oggi è emersa chiara una questione: la provincia di Bergamo è già sovraccarica di impianti di incenerimento e non è pertanto opportuno autorizzarne di nuovi» ha dichiarato il consigliere regionale dem, Davide Casati.

«L’iter avviato a Montello per l’apertura di due nuove linee è la conseguenza diretta della mancanza di regia regionale: in assenza di limiti e regole chiare che prendano in considerazione la raggiunta e superata autonomia nello smaltimento rifiuti, l’iniziativa imprenditoriale persegue le sue legittime priorità. Alla politica spetta il compito però di fare in modo che siano compatibili con lo sviluppo sostenibile e le reali necessità dei territori».

L’assenza da parte di Ats di un monitoraggio epidemiologico degli inceneritori bergamaschi per Paola Pollini (M5s) è «una lacuna grave, che andrebbe a nostro avviso riempita attraverso un aggiornamento del Piano regionale rifiuti», aggiungendo poi che «occorre tutelare l’ambiente ed i cittadini dagli effetti cumulativi degli impianti di incenerimento, che in Lombardia già soddisfano l’interno fabbisogno regionale. Costruirne altri, al solo scopo di alimentare un modello di business che per il guadagno di pochi va a discapito della salute di molti, significa replicare un modello dannoso che non ha più senso di esistere».

A evidenziare l’importanza di quanto reso noto è stato anche Onorio Rosati (Avs): «Oggi abbiamo avuto un’audizione molto interessante. Gli esperti che hanno portato il loro contributo tecnico rafforzano quanto da tempo andiamo dicendo: l’impianto di Montello non serve e non va realizzato, per diverse ragioni. In casi complessi come questo, deve sempre prevalere l’interesse pubblico collettivo rispetto a un legittimo interesse privato».