Il sondaggio

Celebrazioni per Sant'Alessandro e i giovani: ragazze e ragazzi non "abitano il futuro"

L’avvenire è il tema scelto da Diocesi e Comune per il 2025. Per qualcuno restare qui è il «meno peggio», ma per tanti altri invece i problemi sono troppi

Celebrazioni per Sant'Alessandro e i giovani: ragazze e ragazzi non "abitano il futuro"
Pubblicato:

di Marco Di Prisco

«Il mio futuro... di certo non sarà a Bergamo, perché è una città vecchia». Matteo Peri, 19 anni studente e lavoratore, ha le idee chiare: il suo avvenire non sarà nella nostra città. Abbiamo parlato con lui e con altri giovani perché quest’anno la festa del patrono, Sant’Alessandro, è dedicata al tema “Abitare il futuro”. Come vedono davvero i giovani il loro avvenire a Bergamo? Ci sono prospettive per i nostri ragazzi e le nostre ragazze? E quali problemi si potrebbero (e dovrebbero) risolvere per migliorare il domani?

Le opinioni dei giovani emerse nel nostro piccolo sondaggio divergono: c’è chi vede Bergamo come un luogo adatto per costruirsi un futuro, chi invece vuole andarsene e chi lo considera semplicemente il “meno peggio” che si possa trovare nella penisola.

Molto divisivo è il tema dell’occupazione: c’è chi intravede prospettive lavorative interessanti, come Angela Brini, studentessa universitaria di 22 anni: «Non so se mi vedo ancora qui una volta terminati gli studi; di certo Bergamo rappresenta un’opzione molto valida, vista la quantità di opportunità e le possibilità di crescita professionale che può offrire in tutti gli ambiti».

Dello stesso parere è Maddalena Cosu, 23 anni, originaria di Olginate e trasferitasi a Bergamo tre anni fa per frequentare Scienze dell’educazione. Maddalena reputa il capoluogo una località promettente per i giovani in cerca di lavoro. Tuttavia, introduce un problema: il costo delle abitazioni e degli affitti, che ogni anno aumenta rendendo insostenibile per molti costruirsi una vita in città. Sottolinea: «Gli affitti andrebbero controllati e calmierati. Servirebbero più incentivi per noi giovani, almeno per darci la possibilità di iniziare una vita indipendente rispetto alla famiglia di origine, come avviene in tanti paesi stranieri».

Riccardo, 23 anni, non è uno studente e lavora: sarebbe intenzionato a rimanere a Bergamo, ma, «per colpa dei costi sempre più alti della città e dei contratti di lavoro sempre più bassi per noi giovani», considera più realistico pensare a un futuro in provincia, dove almeno gli affitti sono più accessibili.

C’è tuttavia chi considera la nostra città e la provincia come «la meno peggio rispetto a tante altre situazioni che vediamo nel nostro Paese», come evidenzia Marco (...)

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 28 agosto, o in edizione digitale QUI