Le verifiche dei Nas negli ospedali e nelle strutture sanitarie della Lombardia, partite a maggio scorso in seguito a un accordo con la Regione, hanno appurato quello che da tempo molti avevano capito: in certi casi non c’è un rapporto equilibrato tra prestazioni fatte con il pubblico e quelle con il privato.
Problemi con le liste e “agende chiuse”
I sistemi per gestire le prenotazioni delle varie realtà non garantiscono una corretta condivisione dei dati e, inoltre, va avanti la consuetudine delle cosiddette “agende chiuse”, cioè il blocco delle prenotazioni, che è a tutti gli effetti un atto illegale. È quanto emerso ieri (giovedì 16 ottobre) nel corso della riunione della Commissione Sanità.
Sono 63 finora i rapporti consegnati dai carabinieri al Pirellone, con il direttore generale del Welfare, Mario Melazzini, a dichiarare che non sarebbe stata trovata alcuna criticità rilevante, anche se si faranno dei correttivi. Nello specifico, riequilibri tra slot a disposizione del pubblico e quelli del privato, oltre alla creazione di posti aggiuntivi in regime di servizio sanitario nazionale. Il quadro arriva dopo un’operazione, condotta in questi mesi, che era stata criticata in Giunta da Fratelli d’Italia.
«Non servivano i Nas, è noto da anni»
Per le opposizioni di Pd e Cinque Stelle, la Regione non ha fatto abbastanza per ridurre le liste d’attesa: «Vien da dire che si è scoperta l’acqua calda: non serviva certo mandare i carabinieri in corsia e presso gli ambulatori medici per certificare quello che diciamo da anni» ha commentato il consigliere bergamasco dem Davide Casati.
«Durante i controlli effettuati in questi ultimi mesi è stato riscontrato un disequilibrio tra gli slot dedicati ad assolvere le prestazioni in regime di sistema sanitario nazionale e quelle svolte in libera professione intramoenia (il rapporto dovrebbe essere 50 e 50, ma non sempre è così), così come una disomogeneità tra i vari sistemi informativi di gestione delle agende degli ospedali che, in assenza di interoperabilità tra essi, non garantisce quella necessaria trasparenza per ridurre le liste di attesa. Così come impedire l’odiosa e vieta prassi delle “agende chiuse”».
Tutte criticità che, ha sottolineato Casati, da anni vengono denunciate dal suo gruppo, senza però vedere azioni risolutive e concrete da parte della Giunta. «Tant’è che il famoso Cup unico, fondamentale per la gestione delle agende, dovrebbe diventare operativo per tutti solo nel 2027-2028. Finché la Regione non avrà il coraggio di rivendicare un vero ruolo di controllo e di pianificazione, i problemi continueranno a restare sul tavolo e i cittadini a dover pagare per curarsi per evitare lunghe attese, o rinunciare alla cure quando non possono permetterselo».