I russi residenti in Bergamasca: «È un momento molto triste anche per noi»
«Sono contraria all'intervento armato, ma non credete alle narrazioni unilaterali. Condanno Putin, ma Zelenski ha contribuito a creare questo orrore»
di Paolo Aresi
«È un momento molto triste per noi, certe decisioni hanno un impatto emotivo forte. Io sono contraria all’intervento armato in Ucraina, penso che tutti i russi di un certo livello culturale abbiano condannato questa scelta di Putin. Ma devo anche dire che tante notizie che arrivano in Occidente sono delle fake, delle notizie false. Ho sentito la notizia dei campi di concentramento per gli ucraini, in Russia. Io ho amici ucraini e russi, mi sento tutti i giorni con loro, e posso dire che questa è una notizia inventata. Come quelle sugli omicidi di civili, addirittura di bambini: se sono successi sono stati degli episodi terribili, ma degli episodi, l’esercito russo non se la prende con i bambini. Detto questo, la guerra è da condannare, assolutamente. Però non si creda che tutto il bene stia dalla parte degli ucraini e tutto il male stia dalla parte dei russi».
«Vede, quando si dice che Putin vive in un suo mondo a parte, credo si dica la verità. Ma anche Zelensky vive in un mondo a parte. Noi lo conosciamo bene, lui era un comico, ha vissuto di più in Russia che in Ucraina. Zelensky ha avuto tanti voti alle ultime elezioni ucraine perché ha promesso alla gente di chiudere la guerra per il Donbass. La gente non ne poteva più. Invece, dopo l’elezione, ha cambiato idea e la questione del Donbass non si è risolta. Putin ha sbagliato a scatenare l’intervento armato, sia chiaro, però Zelensky ha contribuito a creare questa situazione, ha preso sempre posizione contro i russi, ha avviato nel suo Paese la cosiddetta “decomunistizzazione”, gli ucraini che andavano a lavorare in Russia non potevano poi tornare in Ucraina. Assurdo. Secondo me, gli americani non sono estranei a questa situazione».
A parlare è una signora russa che vive a Bergamo da alcuni anni, il momento è delicato, non facciamo il suo nome, la chiameremo Irina. Continua: «Cercate di vedere comunque la verità, non credete alle narrazioni unilaterali. Un corrispondente che vive a Mosca e dice le cose in maniera esatta è Sergio Paini della Rai. Per il resto... possiamo soltanto pregare che torni la pace, che la politica e la diplomazia riprendano il sopravvento, che si possa negoziare. Sono molto preoccupata. Putin è un uomo duro, viene dal Kgb, voi non sapete che cosa sia stato il Kgb in Russia, è una persona che non molla. Non crede nella democrazia, come buona parte del popolo russo, che la democrazia non la conosce perché è passato dagli zar alla dittatura comunista».
Preoccupazione, timori. Preoccupazione anche per come i russi vengono considerati oggi in Italia. Un’altra signora, la chiameremo Olga, ci racconta la sua esperienza. Dice chiaramente di essere contraria a Putin e schierata a favore dell’Ucraina, definisce profondamente ingiusta l’invasione. Olga spiega che tanti russi in questi anni hanno lasciato il loro Paese perché non sopportavano il regime di Putin. «Putin pian piano si è preso tutto il potere, è partito da una situazione quasi democratica, ma negli anni è riuscito a limitare tutto, a chiudere gli spazi di espressione. Dobbiamo distinguere tra Putin e il popolo russo. Oggi credo che i russi che hanno un certo livello di conoscenza siano contro Putin, chi invece ascolta solamente la televisione, le persone più semplici, le persone anziane, appoggino Putin. Lui si è riempito la bocca di nazionalismo, di patria, ha parlato della necessità di riconquistare la potenza della grande Russia. Nella sua propaganda si fa riferimento continuamente alla grandezza e alla forza della Russia e si fa credere alla gente che Europa e America vogliano tarpare le ali al nostro Paese, sminuirne la grandezza, impedirne la crescita. A poco a poco, gli oppositori sono stati messi a tacere, considerati come “amici dei nemici”. Ci sono stati moltissimi arresti in questi anni e tante persone sono scappate. Il caso Navalny è tra i più eclatanti». (...)