Incidente sul lavoro

I sindacati sull'operaio morto a Calcinate: «Ennesimo caso, non si fa abbastanza per la sicurezza»

Le sigle lanciano l'allarme sui numerosi episodi gravi o mortali, chiedendo più cultura della prevenzione e formazione dei dipendenti

I sindacati sull'operaio morto a Calcinate: «Ennesimo caso, non si fa abbastanza per la sicurezza»
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I sindacati bergamaschi commentano, a distanza di poco tempo, la tragedia sul lavoro avvenuta a Calcinate, nella quale è morto il 54enne Carlo Gritti: «Anche oggi ci troviamo a piangere l’ennesimo collega che, uscito per andare a lavorare, non ha più fatto ritorno a casa». La dichiarazione è arrivata con una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil a firma dei rappresentanti delle rispettive sezioni lavoratori delle costruzioni e dei segretari provinciali.

L'allarme sugli infortuni gravi o mortali

L'uomo, che era un iscritto storico alla sezione Filca del sindacato, ha perso la vita all’interno della Cava Santo Stefano: lo ha urtato la sponda di un camion impegnato in una manovra, che l’ha colpito alla testa. «Si tratta solo dell’ultimo di una lunga e inarrestabile serie di infortuni gravi e mortali, che stanno ormai da tempo colpendo le nostre province: nei giorni scorsi Brescia, prima ancora altri territori. Anche oggi, tanto dolore e tanta rabbia, e sempre meno parole».

I rappresentanti dei lavoratori ritengono evidente che non si stiano applicando tutte le misure di prevenzione: «Non si fa ancora abbastanza per informare e formare adeguatamente e in modo costante i lavoratori. I controlli non sono assolutamente sufficienti e non si sanzionano pesantemente le irregolarità».

I sindacati chiedono più prevenzione e formazione

Le sigle denunciano la loro preoccupazione e il loro sdegno per quanto è successo e richiedono, ancora una volta, una maggiore attenzione alla prevenzione della sicurezza nei cantieri edili. «Questa ennesima tragedia avvenuta in un luogo di lavoro è inaccettabile: chiediamo di dare piena e completa attuazione al Testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e il rispetto della formazione, fatta tramite gli enti bilaterali qualificati. La cultura della prevenzione deve diventare patrimonio, diritto universale ed esigibile per i lavoratori, per le imprese e per le istituzioni, e non superata da logiche di frenesia dettate dal periodo che il settore sta vivendo».

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