Il Comune di Spirano si impegna a evitare la realizzazione dell'impianto a biometano
Legambiente, insieme ai cittadini, ha analizzato il progetto e ritiene ci siano parecchi problemi con la documentazione
Nella foto in apertura, l'impianto di biometano a Schiavon (Vicenza)
Il Comune di Spirano si opporrà all'impianto a biometano: la sera di martedì 3 settembre infatti, durante un Consiglio comunale aperto, l'Amministrazione ha aggiornato cittadini e Legambiente sulla situazione e ha votato una mozione congiunta di maggioranza e minoranza in cui viene confermato l'impegno a evitare la realizzazione del progetto presentato dalla società CH4 Spirano.
Legambiente chiede il rigetto dell'istanza
Da parte sua, Legambiente ha auspicato una più decisa opposizione: «Riteniamo esistano elementi sufficienti per consentire all'Amministrazione di rigettare direttamente l'istanza - ha spiegato l'associazione -. In via subordinata al rigetto, riteniamo necessario sottoporre il progetto ad una Valutazione d'impatto ambientale. Chiediamo inoltre l’allargamento della Conferenza dei servizi agli enti competenti nella gestione di territorio, ambiente e paesaggio, nonché ai Comuni interessati dalle movimentazioni di approvvigionamento e gestione del digestato».
Le presunte criticità del progetto
Il gruppo Legambiente locale "Terre dei Fontanili" del Circolo Serio e Oglio, in collaborazione con cittadini e professionisti del settore, ha infatti concluso uno studio approfondito sull'impianto, illustrato in centinaia di pagine di documentazione e che ha richiesto una colletta tra associati e spiranesi per coprire i costi dell'analisi. Dalla quale, una volta terminata, sarebbero emerse numerose criticità, che destano preoccupazioni significative per l'area naturalistica del Fontanile del Conzacolo, che conserva specie vegetali rare.
Tra i problemi rilevati, la mancata qualificazione del proponente come imprenditore agricolo, dato che la Spirano CH4 Srl, attualmente inattiva, non avrebbe dimostrato di possedere terreni, strutture operative e svolgere attività agricola, criteri necessari per essere inclusi nella categoria e perciò non sarebbe legittimato a presentare la domanda. Ciò considerando che un impianto deve essere per forza collegato a un'azienda attiva sul territorio.
Il progetto non rispetterebbe inoltre i parametri per l'applicazione della Procedura abilitativa semplificata, perché le dimensioni e la natura dell’impianto proposto supererebbero i limiti previsti per questa modalità. rendendo necessaria una Via (art. 12 del DLgs. 387/2003). La zona destinata all’impianto, proprio perché caratterizzata da una rilevante importanza ambientale ed inclusa negli Ambiti agricoli strategici e nella Rete ecologica regionale, per legambiente non potrebbe comunque prescindere dalla Via. Serve per valutare l'impatto sulle risorse idriche, il paesaggio e la biodiversità, ma anche a considerare gli effetti cumulativi con altre attività presenti nella zona.
La documentazione fornita dal proponente in aggiunta presenterebbe, secondo l'associazione, numerose lacune, tra cui l’assenza di un rilievo topografico di dettaglio, errori nella valutazione paesaggistica e una scarsa considerazione delle fragilità idrogeologiche del sito. Inoltre, non includerebbe un piano dettagliato per la gestione delle acque meteoriche, né una valutazione puntuale delle emissioni di odori e rumori potenzialmente fastidiosi.
L’area prescelta per l’impianto, poiché destinata a uso agricolo e facente parte, come già precisato, degli Ambiti agricoli strategici, non prevederebbe deroghe per la costruzione di impianti di produzione di biometano, a meno che non siano strettamente funzionali alle attività agricole locali. Una circostanza che, come ha già ribadito l'associazione, non sarebbe stata al momento dimostrata da chi l'ha proposta.
Uma volta tanto un comune attento che non si presta a cementificazioni selvagge in cambio di 4 soldi per oneri di urbanizzazione. Chapeux!