Il monastero Matris Domini di Bergamo chiude: la fine di 751 anni di storia. E ora?
Le suore, rimaste solo in cinque, si trasferiranno in Toscana. Il loro desiderio: «vorremmo cederlo a un'altra famiglia religiosa»
È un biglietto per gli auguri di Pasqua insolito quello arrivato quest'anno dalle suore domenicane del monastero Matris Domini di Bergamo, come non ne era mai stato vergato uno in 751 anni di storia: «Con rammarico vi annunciamo che la nostra comunità ha deciso di chiudere il monastero e di unirsi a un'altra comunità».
Una «famigliola»
La notizia è un fulmine a ciel sereno al di fuori della comunità religiosa, perché tra i più è forte ancora il ricordo del traguardo dei 750 anni di monastero, celebrato il 25 marzo 2023. La priora suor Angelita Roncelli a L'Eco di Bergamo, che riporta la notizia, ha spiegato: «Dopo la morte di una consorella a gennaio, siamo rimaste in cinque. Non siamo più una comunità ma una famigliola. Con questi numeri non possiamo eleggere una nuova priora e fatichiamo a portare avanti le attività liturgiche e le incombenze quotidiane, anche per via dell'età non più giovane della gran parte di noi».
Trasferimento in Toscana
In realtà, dalle parole della priora è anche emerso che già da una decina di anni le suore si interrogavano sul futuro della comunità. In prima battuta, hanno chiesto ad altre comunità di unirsi, ma senza riscontri positivi. Da qui quindi la decisione di trasferirsi. Andranno in Toscana, nel monastero di Santa Maria della Neve e San Domenico, a Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo.
Il trasferimento verrà completato entro settembre, mentre questi ultimi mesi saranno dedicati a concludere la procedura per la chiusura. Entro maggio è atteso il via libera del Maestro dell'Ordine, poi i documenti saranno inviati al Dicastero della Vita religiosa, ne seguirà il decreto di chiusura e di fusione per incorporazione. L'iter sembra quindi ormai chiaro, anche se resta un grande punto di domanda sul destino del monastero.
Che ne sarà del monastero?
La chiesa, di origine romanica, ristrutturata in stile barocco nel Seicento, resterà luogo di culto e probabilmente passerà alla parrocchia di Pignolo, ma il complesso è vincolato dalle Belle Arti. Futuro incerto invece per il monastero, che è composto dalla foresteria, che conta dieci camere e gli spazi in uso alle religiose (le celle, il refettorio, le sale per le attività della comunità, due chiostri e un giardino coltivato a ortaglie). Non solo, qui è presente anche un piccolo museo, inaugurato nel 2000, aperto al pubblico nel fine settimana e visitabile su richiesta, dove sono conservati affreschi medievali, tra i più antichi della Lombardia, e splendidi tondi di vetri policromi che ornavano la chiesa prima del rifacimento barocco.
«Sarebbe bello restasse un monastero – ammette la priora –. Questo luogo è da secoli un punto di riferimento per la comunità bergamasca; noi abbiamo fatto in modo di mantenere una struttura che ha un significato profondo e vorremmo cederlo a un'altra famiglia religiosa. Ma niente è ancora definito». Resta in campo anche l'ipotesi di un'acquisizione da parte di privati, anche se riesce difficile pensare che nel monastero si possano realizzare interventi di edilizia privata.