Il pasticcio sui richiami AstraZeneca negli under 60 e la rabbia dei medici
Molte persone, davanti alla «libera scelta», non sanno bene che fare. E nei centri vaccinali non piace il modus operandi di Cts e Ministero
di Andrea Rossetti
Sabato 19 e domenica 20 giugno, nei centri vaccinali, la popolazione con meno di 60 anni che aveva ricevuto la prima dose di AstraZeneca si è trovata davanti a un bivio: sottoporsi a vaccinazione eterologa (ovvero fare il richiamo con Pfizer o Moderna), come suggerito da Cts e Ministero della Salute, oppure decidere di ricevere comunque la seconda dose con AstraZeneca? Una situazione, francamente, paradossale.
Il cambio di rotta
La sera di venerdì 18 giugno, infatti, dopo che una settimana prima era stato deciso di bloccare l'uso di AstraZeneca negli under 60, anche per i richiami, c'è stato un mezzo dietrofront del Governo, che ha deciso di consentire a chi ha ricevuto la prima dose del vaccino anglo-svedese di completare il ciclo vaccinale con lo stesso. Una decisione presa sulla base del timore che molte persone, data la confusione, alla fine preferissero non sottoporsi del tutto alla somministrazione del richiamo, data l'incertezza sugli effetti del cosiddetto mix di vaccini. I primi studi al riguardo, infatti, sembrano dare ottime risposte, ma sono comunque studi preliminari, effettuati su qualche centinaio di persone. In altre parole, certezze assolute non ce ne sono.
Meglio AstraZeneca di niente
Certi sono invece i dati relativi ad AstraZeneca, che parlano di un rischio di fenomeni tromboembolici pari a circa un caso ogni centomila somministrazioni di vaccino in prima dose e addirittura un caso ogni seicentomila circa somministrazioni in seconda dose per la popolazione under 60. Per capire la proporzione: l'uso della pillola contraccettiva presenta un rischio di un caso ogni mille di fenomeni tromboembolici. Eppure, giustamente, nessuno ha mai pensato di vietarla. Anche la circolare di Ministero e Cts ammette che il rischio è, oggettivamente, più che basso, sottolineando come il decidere di ricevere la seconda dose di AstraZeneca sia un'opzione che «risulta coerente e bilanciata dal beneficio derivante dall’annullamento del rischio connesso alla parziale protezione conferita dalla somministrazione di una singola dose».
Tanti hanno optato per AstraZeneca
Nonostante quanto detto, Ministero e Cts suggeriscono di procedere in via preferenziale a una seconda dose di vaccino di tipo a mRna (Pfizer o Moderna). Eppure molti under 60 recatisi nei centri vaccinali questo fine settimana si sono sentiti dire, dai medici presenti, cose diverse. In particolare, una era la sottolineatura: che AstraZeneca funzioni e sia sicuro è provato, mentre sul mix di vaccini certezze granitiche ancora non ce ne sono. Un suggerimento ascoltato da molti, dato che sono tanti (dati precisi ancora non sono stati forniti, ma così dicono le testimonianze dirette) quelli che hanno deciso di procedere, nonostante tutto, al richiamo AstraZeneca.
La rabbia dei medici
Non solo: i medici presenti negli hub non hanno nascosto il loro malcontento per come sia stata gestita da Roma la situazione, scaricando di fatto su di loro la decisione, perché «è comprensibile che le persone, lasciate alla libertà di scelta su un tema così complesso e delicato, non sappiano che pesci pigliare e si aspettino invece indicazioni precise», dice un giovane medico, che preferisce restare anonimo. E che aggiunge: «Indicazioni precise che, non arrivando da Roma, alla fine si aspettano da noi. Come sempre, tutto viene scaricato su di noi e sui cittadini. L'ennesimo pasticcio a cui dobbiamo provare a porre rimedio».