Invalidi gravi nelle Rsa: «A pagare le rette dovrebbe essere lo Stato!»
Secondo la Cassazione, a fronte di patologie fortemente invalidanti, le spese dovrebbero venire coperte dal Sistema sanitario nazionale
di Andrea Rossetti
«Quando ho letto la notizia, erano passati pochi giorni da che avevo portato mia nonna e mio nonno alla Rsa Anni Azzurri San Sisto di Bergamo. E ho deciso di adoperarmi subito per contattare l’avvocato». Alessandro Bellini è una delle tante persone che, impossibilitato a prendersi cura direttamente dei propri cari anziani, si è visto costretto a rivolgersi a una struttura.
Il ricovero nelle Rsa, però, costa molto: nel 2023, in Bergamasca la retta media s’è attestata intorno ai 2.140 euro al mese (dati Fnp Cisl). Una spesa che, secondo Bellini, in molti casi dovrebbe essere interamente pagata dal Sistema sanitario nazionale e non dalla famiglia. Ed è affinché questo «diritto» gli venga riconosciuto che ha avviato una battaglia legale con l’aiuto dell’avvocato Giovanni Franchi di Parma, presidente per l’Emilia-Romagna dell’associazione Konsumer Italia.
La battaglia legale
«Purtroppo sono rimasto orfano quando avevo 3 anni e mia nonna e mio nonno, quindi, sono stati i miei genitori - spiega Bellini -. Oggi hanno 85 e 86 anni, lei è invalida al cento per cento e pure mio nonno non sta benissimo. Ho fatto di tutto per fare in modo che continuassero a vivere a casa loro, a Milano. Negli ultimi anni ho cambiato ben otto badanti. Ma la situazione non era più sostenibile. Così mi sono mosso per trovare una Rsa in grado di ospitare entrambi».
«Ho mandato circa trenta richieste - continua - tutte in provincia di Bergamo visto che io vivo qui. Sono stato fortunato: la San Sisto mi ha risposto e, nel giro di poche settimane, ha accolto entrambi. Hanno anche una stanza insieme. Ma pago tremila euro di retta al mese per ognuno. Una cifra elevata. Per questo, quando ho letto dell’avvocato Franchi, ho deciso di rivolgermi a lui».
Da ormai diversi anni, Franchi si è specializzato nella tutela di quelle persone che ritengono ingiusto dover sostenere le spese per i ricoveri dei loro cari nelle Rsa. Recentemente, grazie al suo operato, una Rsa milanese è stata condannata a restituire le rette pagate dalla figlia di una donna malata di Alzheimer che è stata ricoverata nella struttura tra il 2014 e il 2015. Anche Ats e Regione sono state condannate a pagare le spese legali. «Nella fattispecie, si parlava di Alzheimer - spiega il legale -, ma vale anche per casi di demenza senile o patologie altrettanto gravemente invalidanti».
Deve pagare lo Stato
«Oltre al signor Bellini, in Bergamasca sto seguendo anche un altro caso - continua Franchi -. Il punto è che sarebbe necessaria una legge in materia, ma per ora non c’è e quindi la battaglia legale è l’unica strada che è possibile seguire. La legge 883 del 1978 che ha istituito il servizio sanitario nazionale prevede che, laddove sono necessarie determinate prestazioni sanitarie, queste siano tutte a carico dello Stato. Invece ciò non accade».
Attualmente, infatti, il costo per un paziente in Rsa è composto da due voci: il costo sanitario, rimborsato da Regione Lombardia, e quello per l’ospitalità, interamente a carico delle famiglie. Cosa non giusta, secondo l’avvocato Franchi.
«Non è una semplice opinione. Ogni volta che ho sostenuto una causa in materia, anche quando in primo e in secondo grado i giudici mi hanno dato torto, alla fine la Cassazione mi ha dato ragione».
Secondo la suprema corte, infatti, certe malattie prevedono terapie e assistenza coincidenti e connesse. In determinati casi e a fronte di patologie gravemente invalidanti, assistenza e sanità non possono essere scisse. E dunque le spese non possono essere divise, tutto rientra nella voce “cura” e devono essere sostenute dal pubblico.
Il tema è delicato, anche perché è evidente che la conferma di questa tesi comporterebbe ricadute enormi sulle casse statali (...)
Per le casse statali basta tariffare le multe in percentuale al reddito ISEE. 1 %,2%,3% e così via
Ma il vecchio vuole entrare in rsa? E se convinto, come ci sta?
Sono del tutto d'accordo con l'avvocato Franchi, ma, realisticamente parlando, che ci dobbiamo aspettare, quando la sanità pubblica si rifiuta in pratica anche di pagare una visita specialistica? Il problema incancrenito della mancanza di disponibilità di date per visite ed esami col SSN dipende solo dal fatto che il singolo cittadino paga subito mentre le varie Regioni dopo anni... E gli ospedali sono ormai aziende che devono fare quadrare i loro bilanci.