Le perplessità sull’autostrada Bergamo-Treviglio non arrivano più soltanto dall’opposizione politica. Le recenti osservazioni della Direzione generale Ambiente e clima di Regione Lombardia, formulate nell’ambito della Valutazione d’impatto ambientale (Via), rimettono al centro un interrogativo cruciale: è davvero necessario realizzare un’autostrada, o sarebbe sufficiente una strada di livello inferiore, più sostenibile e meno costosa?
Una domanda che va al cuore del progetto e che, di fatto, rafforza le critiche sollevate da anni da Italia Viva. Secondo il partito, l’opera appare sproporzionata rispetto alle reali esigenze di mobilità del territorio e non coerente con i flussi di traffico previsti.
«Non sarebbe meglio una provinciale?»
«È esattamente la stessa domanda che ci siamo posti già nel 2021 – ha ricordato Gianmarco Gabrieli, presidente provinciale di Italia Viva Bergamo -. Allora, in totale solitudine politica, avanzammo una proposta alternativa, concreta e realizzabile. Non un no ideologico, ma una soluzione di buon senso».
La proposta richiamata da Gabrieli prevedeva la realizzazione di una strada provinciale moderna, con un tracciato in gran parte simile a quello ipotizzato per l’autostrada, ma capace di valorizzare e recuperare tratti di viabilità esistente. Un modello già sperimentato con successo in altre zone della provincia, come con la Arzago-Treviglio o la variante della statale 42 Stezzano-Trescore, infrastrutture che per Gabrieli garantiscono sicurezza e scorrevolezza, con velocità medie attorno ai sessanta chilometri orari, senza ricorrere agli standard e ai costi di un’autostrada.
Anche aggiornando oggi le stime economiche, ha sottolineato Italia Viva, una soluzione di questo tipo resterebbe ampiamente al di sotto dei 146 milioni di euro che il Pirellone intende destinare alla Bergamo-Treviglio.
Un investimento che, secondo i critici, non trova adeguata giustificazione né nei dati di traffico né in una visione complessiva della mobilità provinciale. «Siamo di fronte a un’opera che, al di là del nome, non si raccorda più con la Pedemontana e non è sostenuta da flussi tali da giustificarne la portata – ha proseguito Gabrieli -. Elementi che emergono chiaramente anche dalle osservazioni regionali nell’ambito della Via».
Da qui l’appello a fermare il progetto e ad avviare una riflessione più ampia: limitarsi a esultare per i rilievi ambientali, oppure confidare che un potenziamento del trasporto ferroviario possa risolvere un problema che si trascina da decenni, per il partito rischia di essere una risposta parziale e inefficace. «La mobilità nella fascia occidentale della provincia di Bergamo resta un nodo irrisolto – ha concluso Gabrieli -. Per questo invitiamo Regione, Provincia, enti locali e associazioni dell’autotrasporto a tornare seriamente a discutere la proposta del 2021, che oggi appare più attuale che mai».
La Regione tira dritto sull’autostrada
Il dibattito sull’autostrada, insomma, sembra destinato a riaccendersi, con la Via che potrebbe trasformarsi in un’occasione per ripensare radicalmente le scelte infrastrutturali del territorio. Non le pensa però così l’assessore regionale a Infrastrutture e Opere pubbliche, Claudia Maria Terzi, che in un recente intervento sulla questione, riportato lo scorso venerdì 19 dicembre da L’Eco di Bergamo, ha fatto sapere che si tirerà dritto.
«Le proposte di chiarimento non richiedono modifiche sostanziali al progetto – ha affermato l’esponente della Giunta regionale – e neppure ne mettono in discussione i presupposti tecnici ed economici, ma sono finalizzate al miglioramento del progetto sotto il profilo ambientale». Le osservazioni riportate dai tecnici regionali, secondo Terzi, non mettono in dubbio in alcun modo la realizzazione del progetto.
L’assessore ha bollato come «riletture devianti» quelle secondo cui il documento inviato al Ministero dell’Ambiente criticasse sostanzialmente l’affidabilità dello studio condotto da Autostrade bergamasche Spa, la realtà privata che ha proposto e sostenuto la Bergamo-Treviglio. Il testo inviato a Roma sarebbe riconducibile quindi a una normale prassi in queste situazioni.
Le richieste di integrazioni, ha continuato Terzi, sono sempre richieste in procedure di Via come queste: «Certamente quelle di Regione Lombardia non evidenziano importanti carenze nello studio di impatto ambientale» ha proseguito l’assessore, specificando come ciò «non deve essere inteso come una richiesta di modifica del progetto proposto».