La Lav di Bergamo poteva criticare l'uccisione dei procioni nel Parco Adda Nord: archiviata la denuncia
Nel 2020, una biologa aveva portato in tribunale le iniziative dell’associazione animalista. Ma il giudice ha dato ragione all'associazione
È stato definitivamente archiviato dal Tribunale di Bergamo il procedimento nato dalla denuncia dell’aprile 2020 aperta da una biologa del Parco Adda Nord contro la Lav. Il giudice ha riconosciuto il diritto di critica da parte dell’associazione animalista che, con l’ausilio della propria sede locale, aveva affisso manifesti nella provincia e pubblicato post sui propri canali informativi per contrastare l’eliminazione di animali considerati una specie aliena invasiva.
Una biologa del Parco si era sentita colpita dalle iniziative dell’associazione animalista, ma la Lav aveva il diritto di combattere contro l’uccisione dei procioni disposta dal Parco dell’Adda Nord e di pubblicare i nomi dei decisori senza compiere alcun reato, ha detto - di fatto - il Tribunale.
Nel 2020, il Parco aveva annunciato di essere entrato nella fase conclusiva del progetto di eradicazione del Procyon lotor, iniziato operativamente nel settembre del 2016 e durato fino al dicembre del 2019, che aveva permesso la cattura di 69 procioni adulti. Nello stesso mese, Parco Adda Nord aveva trasmesso a Regione Lombardia e a Ispra la relazione finale dell’intervento in cui si sottolineava l’efficacia delle attività svolte e soprattutto il raggiungimento della rimozione della popolazione e delle potenzialità riproduttive.
Lav aveva allora diffuso un memorandum sul drammatico epilogo della colonia dei procioni, quello che avevano definito «un doveroso atto di protesta verso la gestione sanguinaria della fauna alloctona da parte del Parco Adda Nord e della Regione Lombardia e di memoria nei confronti di 70 esseri viventi cancellati con il gas da una terra in cui erano riusciti ad adattarsi senza mai crescere di numero».
Oggi, dopo il riconoscimento in tribunale, Donato Ceci e Grazia Parolari della Lav di Bergamo commentano: «È stato riconosciuto il nostro diritto di critica. Purtroppo, tutti i nostri tentativi di convincere Regione, Provincia e Parco ad attuare politiche di contenimento o eradicazione non cruente di quegli animali non è, a suo tempo, andato a buon fine. Nonostante il danno etico ed ecologico abbiamo però evitato la beffa di una condanna giudiziaria con un’indagine che, entrando nel merito di quanto abbiamo scritto e diffuso, ha riconosciuto la legittimità delle nostre azioni per far attuare sulla base di precisi dati scientifici e tecnici, un’alternativa incruenta all’uccisione degli animali».
Dopo questo successo, Lav ha chiamato in causa nel procedimento anche il presidente nazionale Gianluca Felicetti, che sottolinea come continuerà a opporsi, se possibile con ancora più forza, a ogni decisione di uccisione di animali anche se disposte in nome della tutela della biodiversità e da un ente preposto alla tutela dell’ambiente.