La lettera di una mamma bergamasca: basta pregiudizi e superficialità sull'epilessia
La donna racconta le difficoltà che la figlia incontra non solo per la malattia, ma anche per la poca informazione a riguardo
È una lettera inviata «con speranza», quella di Alice, che si firma come «una madre che lotta ogni giorno» insieme ad «Azzurra la sua bimba "guerriera"».
Nella lettera, la donna spiega di essere madre di una bambina di otto anni che da quando ha diciotto mesi convive quotidianamente con l'epilessia: «Una condizione che, troppo spesso, viene ridotta a un semplice "problema di salute" senza la giusta comprensione del suo impatto reale sulla vita di chi la vive, ma soprattutto sulla vita delle famiglie che, come la nostra, lottano ogni giorno con essa».
Cosa è l'epilessia
Continua: «Viviamo in un mondo che spesso ignora o minimizza le malattie neurologiche, e l'epilessia è una delle più fraintese. Molti ignorano che non si tratta di un semplice "incidente" occasionale. Si tratta di una condizione cronica, che può assumere diverse forme e che non sempre è visibile agli occhi degli altri. Le crisi non hanno orario, non chiedono permesso, e la paura di non sapere cosa accadrà è sempre presente. Ogni giorno, noi come famiglia, dobbiamo essere pronti a gestire il tutto con una forza che spesso sembra venire meno. La vita si interrompe, ogni piano, ogni sogno, viene messo in discussione da una malattia che non ha volto, ma che comunque cambia la nostra esistenza».
La solitudine dettata dall'ignoranza
Da questo discorso più privato, la mamma passa anche a un piano sociale, sottolineando la solitudine che famiglie e bambini possono vivere come conseguenza spesso dell'ignoranza. Articola così il pensiero: «Tante persone non sanno cosa sia l'epilessia, non conoscono le sue implicazioni quotidiane, né come sia complesso affrontarla. E così, spesso, ci troviamo a dover spiegare a chi ci sta vicino che l'epilessia non è solo una questione di crisi, ma è una malattia che porta con sé un insieme di sfide fisiche, emotive e sociali. Le persone, purtroppo, non comprendono che non si tratta solo di avere una "crisi" una volta ogni tanto, ma che l’epilessia è un faro costante, un'ombra che getta lunga su ogni momento della giornata».
«Una lotta anche con la società»
Da qui quindi le conseguenze su chi ne soffre: «Gli episodi, seppur occasionali, lasciano tracce. Non solo fisiche, ma anche psicologiche. La paura di una nuova crisi, l'ansia che accompagna ogni attività, ogni spostamento. La vera lotta non è solo con la malattia, ma anche con la società che, troppo spesso, non è preparata a supportare le persone che ne sono affette. La scuola, ad esempio, non sempre sa come affrontare un'emergenza, e ciò che più ci preoccupa è che, in molti casi, il nostro vissuto viene ridotto a qualcosa di sporadico e marginale».
«Non fermatevi ai pregiudizi»
Infine, in poche parole spiega il perché del suo scritto: «Questa lettera non vuole essere un grido di disperazione, ma un appello alla consapevolezza. Un invito a chiunque legga queste parole a informarsi di più sull'epilessia, a non fermarsi ai pregiudizi e alla superficialità, ma a cercare di capire davvero cosa comporta vivere con una malattia come questa. Le famiglie che affrontano queste sfide hanno bisogno di supporto, comprensione e, soprattutto, di educazione. L'ignoranza non aiuta nessuno e, anzi, alimenta l'isolamento e la sofferenza».
E ancora l'appello: «Non chiediamo pietà, ma rispetto; non chiediamo simpatia, ma comprensione. L'epilessia è solo una parte della vita di mia figlia, non la sua intera esistenza. E non lo è nemmeno per noi come famiglia. Abbiamo bisogno di un mondo più empatico, che sappia offrire aiuto senza giudicare, che sappia sostenere senza ignorare. Perché, alla fine, siamo tutti esseri umani, e nessuno dovrebbe mai sentirsi invisibile..
a Milano all'ospedale Niguarda c'è un reparto apposta per questa malattia. Contattali tramite il tuo neurologo. Parlo per esperienza e ne sono uscito gia 20 anni fa brillantemente. Auguroni