La morsa della siccità riporta i cercatori d'oro lungo le sponde in secca dell'Adda
Equipaggiati di tutto punto con stivali, batee, pale e setacci per cercare le pagliuzze del metallo prezioso
Dove in molti hanno visto un problema (anche bello grosso), alcuni hanno scorto una possibilità per trascorrere piacevolmente il proprio tempo libero e, perché no, anche arricchirsi.
La prolungata assenza di piogge invernali ha alimentato i timori di diversi imprenditori, soprattutto agricoltori e rifugisti, ma ha anche rinvigorito le speranze dei cercatori d’oro, alla ricerca delle pagliuzze del prezioso metallo giallo nei letti dei fiumi in secca.
Come riportano i colleghi di PrimaLaMartesana, lungo le aride sponde dell’Adda, hanno fatto capolino cercatori d'oro equipaggiati di tutto punto con stivali, batee, pale e setacci. Un’atmosfera da Far West, che non è sfuggita a Fiorenzo Mandelli, divulgatore ed esperto conoscitore del tratto roccioso leonardesco del fiume.
«I cercatori d'oro arrivano e, una volta posizionati prendono la batea, termine tecnico per indicare la "padella" utilizzata dai cercatori, e la immergono nell'acqua iniziando a setacciare il greto – ha spiegato -. Poi con la canaletta, un attrezzo di legno scanalato, iniziano a filtrare il materiale alla ricerca di qualche pagliuzza d'oro».
Chissà che qualcuno di loro, alla fine di una dura giornata di lavoro, ne ne abbia pure trovata qualcuna.