La ricerca del Mario Negri lo dimostra: il vaccino anti-Covid diminuisce la mortalità
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Intensive Care Medicine" ed è stato condotto su pazienti fragili ricoverati in terapia intensiva e colpiti da infezioni gravi
di Elena Conti
Un’altra prova dell’efficacia dei vaccini contro il Covid-19, in particolare sui pazienti fragili ricoverati in terapia intensiva e colpiti da infezioni gravi, che rende sempre più urgente procedere con i richiami. Secondo uno studio condotto dal gruppo GiViTI (Gruppo italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva), coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, il vaccino è in grado di ridurre significativamente il rischio di morte nelle persone che sviluppano infezioni break-through, ovvero le infezioni che colpiscono le persone già vaccinate.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Intensive Care Medicine, organo ufficiale dell’European Society of Intensive Care. Si è svolto nel Laboratorio di Clinical Data Science del Mario Negri, dove tra l'1 giugno 2021 e il 31 giugno 2022 sono stati coinvolti 916 pazienti provenienti dalle terapie intensive. Tra questi, il 28,6 per cento era vaccinato (262 pazienti) e si trattava dei più anziani.
Rispetto ai pazienti non vaccinati, questi presentavano anche una maggiore incidenza di comorbidità, come ipertensione, diabete e neoplasie, con una percentuale del 91,2 per cento. Grazie al software Prosafe, un sistema avanzato di raccolta e analisi dei dati, è stato possibile mettere a confronto pazienti con caratteristiche simili (in termini di età e comorbidità) e con diverse condizioni cliniche al momento dell’ammissione in terapia intensiva. Per ognuno è stato possibile attribuire la probabilità di morte e stimare la riduzione della mortalità grazie alla vaccinazione.
I risultati, ottenuti grazie alla collaborazione trentennale dei due enti che punta a migliorare la qualità dell’assistenza nei reparti di terapia intensiva in Italia, sono confrontabili dai grafici pubblicati. Le bande grigie in figura confrontano la mortalità effettivamente osservata con quella stimata dal modello per pazienti non vaccinati (a) e vaccinati (b). Quando la banda grigia si trova sotto la bisettrice (indicata dalla linea rossa), la mortalità effettiva è minore di quella stimata dal modello. Si evidenzia quindi una riduzione di mortalità nei pazienti vaccinati, in particolare in quelli più gravi che hanno probabilità di morte superiore al 60 per cento circa.
«Ad esempio - spiega Stefano Finazzi, responsabile del Laboratorio Clinical Data Science del Mario Negri - in pazienti Covid ammessi in terapia intensiva con mortalità del 50 per cento, il modello utilizzato ha permesso di stimare che la vaccinazione riduce il rischio di morte a circa il 40 per cento». «I dati raccolti dallo studio - conclude Mario Tavola, presidente GiViTI - mettono in luce la necessità di una strategia di richiamo nella popolazione fragile (anziani con comorbidità) che potrebbe essere a rischio di infezione break-through».