«Non so cosa fare»

L'appello di Gabriella per la sorella Olga: ha bisogno di assistenza, ma nelle Rsa non c'è posto

La donna, ormai quasi 60enne e affetta da sindrome di Down, ha avuto un peggioramento improvviso e non è più indipendente

L'appello di Gabriella per la sorella Olga: ha bisogno di assistenza, ma nelle Rsa non c'è posto
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Le sono state assicurate la fornitura di un letto apposito, di un sollevatore e di una carrozzina, ma questo non basta, perché Olga, che ha quasi 60 anni ed è affetta da sindrome di Down, non è più indipendente e ha bisogno di assistenza continua. E per la sorella Gabriella Corna, trevigliese di 65 anni che da sempre la segue, l'impegno è diventato insostenibile.

Una situazione complicata

Gabriella ha raccontato ai colleghi di PrimaTreviglio: «Olga è la mia vita: guai a chi me la tocca. Da anni la accudisco, soprattutto da quando non c’è più nostra madre. Abbiamo sempre vissuto assieme e per me non è mai stato un peso. Ma ora la situazione è diventata complicata». Questo perché Gabriella lavora, ma ora la sorella ha bisogno di assistenza 24 ore su 24.

Tutto è iniziato quando, il giorno di Pasquetta, Olga, dopo una corsa al Pronto Soccorso, una serie di esami e visite, è stata inviata alla Fondazione Anni Sereni con la richiesta di ricovero nel reparto di Cure Intermedie

«Non c'è posto»

Riprende a raccontare Gabriella: «Il mese dopo è stata invece trasferita nel reparto Sollievo, dove devo dire che si è trovata da subito molto bene. Si è ambientata e quindi ho preso contatti con la direzione per capire come fare per farla restare lì anche in futuro. Ormai è necessario perché non è più autonoma». Tuttavia, per Olga non c'è posto a causa della lista d'attesa. Giovedì 10 agosto dovrà quindi tornare a casa.

La richiesta di aiuto

«Non so più a che santo rivolgermi - sono le parole di Gabriella - Ho implorato che la tenessero ancora fino a che non si trova un'altra soluzione, magari in un'altra struttura. Ne ho contattate diverse, anche lontane da Treviglio, ma la risposta è sempre la stessa: non c’è posto». Da qui nasce il suo appello e la richiesta di essere aiutata.

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