A due anni dalla tragedia

L’Associazione Italia-Israele di Bergamo ha ricordato le vittime del 7 ottobre 2023, all’alba, a Porta San Giacomo

Il gruppo ha preferito un momento sobrio per evitare problemi. La sindaca Carnevali: «Ricordare è un dovere civile e morale»

L’Associazione Italia-Israele di Bergamo ha ricordato le vittime del 7 ottobre 2023, all’alba, a Porta San Giacomo

In ricordo di quanto avvenuto il 7 ottobre di due anni fa, all’alba di oggi (7 ottobre 2025), i membri dell’Associazione Italia-Israele di Bergamo si sono ritrovati a Porta San Giacomo per commemorare le vittime dell’attacco di Hamas, che con i suoi miliziani oltrepassò il confine di Gaza uccidendo e rapendo cittadini dello Stato ebraico.

Un’iniziativa «responsabile» per evitare problemi

«Abbiamo scelto l’alba, perché fu all’alba che tutto ebbe inizio: un’ora che per noi, da quel giorno, rappresenta insieme la memoria del dolore e la ricerca della luce. Abbiamo scelto Porta San Giacomo, perché è una porta oltre un ponte, oggi sempre aperta, simbolo di incontro e dialogo, di una città che vuole restare un ponte tra i popoli e non un muro», ha spiegato l’associazione.

Proprio all’entrata di Città Alta, il 14 ottobre 2023, si svolse la prima iniziativa pubblica del gruppo, «per ricordare la strage di innocenti compiuta in nome del fanatismo e dell’odio». A distanza di un paio d’anni, Italia-Israele ha deciso per un momento di raccoglimento molto sobrio e, come lo hanno definito loro stessi, «responsabile». Hanno voluto precisare che l’iniziativa si sarebbe dovuta svolgere altrove, ma alla fine si sarebbe deciso di fare così per evitare che ci fossero problemi.

«Avrebbe generato tensioni in chi non ha la capacità di accettare il confronto con l’altro in maniera democratica. Per questo abbiamo scelto un momento raccolto e quasi intimo, per elaborare un dolore che resta vivo e riaffermare la nostra volontà di pace – hanno spiegato -. Guardiamo a ciò che è accaduto da allora: troppe vite innocenti, israeliane e palestinesi, sono state spezzate dalla guerra. Il dolore di tanti non può restare sterile, ma deve diventare un impegno rinnovato per costruire ponti, per sostenere ogni iniziativa diplomatica e politica capace di far tacere le armi e riaccendere il dialogo».

Il rilancio del piano di pace

A tal proposito, come fatto anche nei giorni scorsi, l’associazione ha rilanciato il sostegno al piano in 21 punti del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sul quale si è espresso favorevolmente anche il patriarca di Gerusalemme, originario di Cologno al Serio, Pierbattista Pizzaballa.

Per Italia Israele, ci vuole «un gesto di coraggio e responsabilità, per fermare la spirale dell’odio e costruire il futuro su basi di giustizia e riconoscimento reciproco. Due anni dopo, torniamo all’alba, davanti a una porta che resta aperta. Per ricordare. Per non smettere di credere nella pace».

L’intervento della sindaca

Anche la sindaca Elena Carnevali, oggi pomeriggio, ha voluto commentare l’anniversario della strage: «A due anni dal feroce attacco terroristico di Hamas contro Israele, ricordiamo le vittime innocenti, gli ostaggi uccisi e coloro che sono ancora prigionieri: persone, famiglie, vite spezzate che meritano giustizia e memoria. E, come negli ordini del giorno approvati il 9 ottobre 2023 e il 12 maggio 2025, oggi vogliamo ribadire che condannare totalmente e con fermezza il 7 ottobre è un dovere civile e morale».

Dopo aver citato le parole pronunciate questa giornata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la prima cittadina ha proseguito: «Tuttavia, ricordare significa anche guardare al presente. Non possiamo distogliere lo sguardo dalla sofferenza del popolo di Gaza.

[…] In questi giorni, nel mondo e in Italia così come anche a Bergamo, molte piazze hanno manifestato pacificamente […] dando così un segno importante di partecipazione civile, che deve sempre rimanere ancorato al rispetto reciproco e al rifiuto di ogni forma di odio o di negazione del dolore altrui. Il futuro e la sicurezza di Israele non possono poggiare sull’annientamento di un popolo, e la pace non potrà nascere dalla violenza reciproca.

Nel secondo anniversario di quella tragedia, il nostro pensiero va a tutte le vittime, israeliane e palestinesi, in special modo bambine e bambini, i cui nomi abbiamo letto lo scorso 31 agosto davanti a Palazzo Frizzoni. La nostra speranza va ai negoziati di pace in corso perché, rifacendoci al cardinale Pietro Parolin, “coinvolgano il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permettano di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone”, per un percorso politico che riconosca a entrambi i popoli il diritto a vivere nel proprio Stato in pace».