L'assurda questione dei medici di famiglia: ne mancano 104, ne arriveranno 30 (se va bene)
Nelle università c'è il numero chiuso e in tutto il Paese si è creata un'emergenza. La difficile situazione delle valli, dove nessuno vuole andare a fare il dottore
di Wainer Preda
È il problema dei problemi. E non si risolverà a breve. Certo non prima di tre anni, nel migliore dei casi. Stiamo parlando della cronica carenza di medici di base in Bergamasca. La nostra provincia, come peraltro il resto d’Italia, registra una mancanza di personale sanitario che il Covid ha fatto emergere in tutto il suo dramma. E ora che l’emergenza sta lentamente scemando, i nodi irrisolti vengono al pettine.
Mancano 104 medici di base in Bergamasca. E se va bene, prossimamente ne arriveranno una trentina, non di più. «La situazione precisa l’avremo nei prossimi giorni - spiega Roberto Moretti, direttore dell’unità operativa Assistenza Primaria dell’Ats -. Stiamo guardando graduatorie e trasferimenti. Sicuramente ne mancheranno un sacco. Dei cento e passa, non so se riusciremo a coprirne trenta, neanche». Prospettive poco rosee, dunque. «La realtà è che ci sono troppo pochi medici e purtroppo non li possiamo fabbricare - sottolinea Moretti -. E la soluzione non c’è, se non aspettare un paio d’anni quelli che escono dai percorsi di specializzazione».
Entro il 2022, in tutta Italia, andranno in pensione quattromila medici. Ma le nuove leve sono ben lontane a venire. Nelle facoltà universitarie vige ancora il numero chiuso. Il percorso di studi, giustamente, è rigoroso e non dei più facili. Per accedere alla professione occorre prima laurearsi in Medicina e chirurgia (sei anni). Poi effettuare un corso post laurea di tre anni in Medicina generale. Totale, nove anni. Dunque, tempi lunghi. Ma più che la lunghezza, è lì in mezzo - nel passaggio fra laurea e specializzazione - che il sistema s’inceppa. Perché i laureati in medicina ci sarebbero anche, ma le borse di studio che servono per la specializzazione, e dunque diventare medico a tutto tondo, sono pochissime.
«In Lombardia, le borse di studio per nuovi medici di medicina generale per il triennio 2020-2023 sono in tutto 317. Su tutto il territorio lombardo, capisce», sottolinea il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni. Una cifra ampiamente insufficiente al fabbisogno. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Mancano medici in alcuni quartieri della città. E va ancora peggio in provincia.
«Ci sono zone molto penalizzate, soprattutto quelle di montagna - continua Marinoni -. La situazione è un po’ a macchia di leopardo. Molti posti sono stati coperti con sostituti provvisori. Ovvero laureati in medicina e abilitati, ma privi del corso di specializzazione. E quindi utilizzabili solo per sei mesi. Qualche volta un anno, rinnovando». Ipotizzare un trasferimento di professionisti da altre regioni è pura utopia. «Al Sud ci sono più medici, ma per loro il Nord non è attraente - prosegue il presidente dell’Ordine -. Non vengono, perché qui la retribuzione è inferiore. E poi c’è il problema del costo della vita».