«Lavoro degli immigrati prezioso per l'economia locale», ma a Bergamo sono sempre meno
Dai 128.120 cittadini stranieri presenti a Bergamo nel 2014, nel 2021 se ne contavano 121.734, pari a una riduzione del cinque per cento

Gli immigrati sul territorio bergamasco sono sempre meno: dai 128.120 cittadini stranieri presenti a Bergamo nel 2014, nel 2021 se ne contavano 121.734, pari a una riduzione del cinque per cento. Un calo che «si farà sentire, nelle aziende e nelle case» sottolinea Danilo Mazzola, segretario provinciale della Cisl.
Stando ai dati più recenti risalenti al 2020, infatti, i lavoratori stranieri a Bergamo risultavano 68.310: il quattordici per cento del totale degli occupati. Di questi, 60.806 svolgevano attività da lavoro dipendente (quasi quarantamila uomini e poco più di ventimila donne), 6.230 da lavoro autonomo e 1.274 in lavoro parasubordinato.
In provincia, invece, il tasso di occupazione medio è del 73 per cento, mentre quello dei lavoratori italiani si ferma al 48 per cento. Nel 2021, su 176.417 avviamenti, 44.355 hanno coinvolto lavoratori, ovvero il venticinque per cento del totale. Il 53 per cento ha invece riguardato il settore del commercio e dei servizi, il ventisette per cento l'industria, il quindici per cento le costruzioni e il cinque per cento l'agricoltura.
«Occorre intervenire, per allargare i flussi di persone che arrivano sul territorio con politiche migratorie che guardino al presente e al futuro della nostra economia in un contesto di solidarietà, accoglienza e integrazione - aggiunge Mazzola -. Oggi il nostro territorio si trova in fase emergenziale: in molti settori il personale è introvabile (commercio, cooperazione, trasporti) e nei prossimi 10 anni mancheranno 50.000 lavoratori, in quanto accederanno alla dovuta pensione, e avremo 30.000 bambini in meno in età scolastica».
Secondo una nuova indagine presentata da fondazione Moressa, inoltre, quattro stranieri su dieci sono a rischio povertà, vivono in famiglie numerose e con bassa intensità di lavoro e in condizioni di grave deprivazione materiale, poiché spesso impiegati in lavori con retribuzioni basse.
«Il lavoro degli immigrati è sempre più prezioso per la nostra economia locale - conclude Mazzola -. Bergamo sta perdendo capacità interna di crescita e una delicata fase di "degiovanimento". Sicuramente è un bene perché si vive di più, ma porta un ulteriore problema legato all'invecchiamento della nostra popolazione. Il tutto senza pensare che l’aumento della immigrazione possa creare le condizioni per un mancato rispetto delle regole e dei Ccnl, perché il bisogno non può e non deve essere una discriminante nei confronti delle persone più deboli in cerca di benessere e pace.»