Le nuove case Aler di via Borgo Palazzo sono già piene di problemi. La rabbia dei residenti
Serrature e tapparelle rotte, piastrelle che si staccano, sanitari che perdono... Il presidente Danesi dice: «Nessuno ci ha segnalato niente»
di Andrea Rossetti
«Quando ci hanno consegnato le chiavi di casa ci hanno detto: ci auguriamo che possiate unirvi, aiutarvi, essere buoni vicini. Be’, avremmo voluto poterlo essere in maniera diversa e non trovarci in questa condizione...». Mentre parla, la signora cammina svelta nei vialetti del complesso dia via Borgo Palazzo 132/A-134. Il cielo è grigio, il terreno umido a causa della pioggia del giorno prima. Ci sono pozze qua e là, il verde sta lentamente ma inesorabilmente invadendo ogni spazio. E le zanzare banchettano. Al fianco della signora che parla, ci sono un ragazzo, un uomo sulla quarantina e un’altra signora. Sono tutti residenti nelle case Aler consegnate a fine maggio scorso dopo un iter di progettazione e costruzione durato praticamente due decenni. Case popolari, come si diceva una volta; a canone sociale, come si dice oggi.
La lunga lista di cosa non va
I problemi sono evidenti, così come l’incuria di certe zone del plesso. Si parla di 107 appartamenti, ma solo trenta sono già stati assegnati, ovvero quelli a canone sociale. Quelli destinati alle famiglie più in difficoltà, aventi diritto a forti agevolazioni sull’affitto. Si tratta di persone che già vivevano in abitazioni Aler e che avevano fatto richiesta di cambio abitazione. Richieste avanzate anni e anni fa. «Io era da dieci anni che aspettavo di cambiare casa», afferma una signora. «Io sei», dice un’altra. «Con mia figlia, eravamo felicissime quando ci hanno annunciato che saremmo potute venire a vivere qui - continua quest’ultima -. Abbiamo preso la notizia come un segno: ora si svolta, cambiamo vita. Sì, paghiamo un pelo di più rispetto a prima, ma poco. Però le case sono nuove... Ecco, nuove sì, ma con tanti problemi».
È proprio questo il punto, il motivo per cui una decina di rappresentanti delle trenta famiglie trasferitesi nelle case Aler di via Borgo Palazzo hanno fatto squadra: denunciare che le cose non è che vadano proprio benissimo. La lista dei problemi, stando alle testimonianze, è lunga: guasti alle serrature delle porte d’ingresso degli appartamenti, con diverse persone rimaste chiuse dentro o fuori casa; tapparelle rotte che non stanno su (al momento della visita una è tenuta a metà solo grazie a un fermo in legno); cancello d’ingresso che non si apre col citofono; sanitari che perdono; problemi agli impianti elettrici; luci dei vialetti non funzionanti nelle parti abitate e funzionanti in quelle dei settanta e passa appartamenti ancora vuoti; incuria del verde.
Case nuove, problemi vecchi
A fare una sintesi di tutte queste lamentele è Davide Canto, rappresentante sindacale Asia Usb (l’associazione sindacale di inquilini e abitanti) di Bergamo: «Crediamo che questa sia una situazione vergognosa. Parliamo di famiglie che arrivano già da situazioni complicate e che ora si trovano a dover affrontare ulteriori difficoltà. Che possono anche sembrare piccole cose, ma non lo sono. Com’è possibile che degli appartamenti nuovi si trovino già in queste condizioni?». Canto spiega di aver fatto presente la situazione ad Aler e che presto chiederà un incontro per chiarire. Dal canto suo, l’Azienda nega: «Non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione formale». Eppure, ad ascoltare i residenti le cose non stanno proprio così... «Fino alla scorsa settimana non andava l’ascensore - dice un residente -. E il cancello non si può aprire ancora oggi dal citofono. Ciò significa che persone, anche anziane, che vivono ai piani più alti dovevano farsi tre rampe di scale ogni volta che ricevevano qualcuno. Per fortuna, almeno l’ascensore lo hanno sistemato». E i citofoni? «Io ho segnalato la cosa - dice una signora -. È venuto un elettricista, ha controllato, mi ha detto che mancava una componente e che mi avrebbe fatto sapere». Com’è finita? «Che non l’ho più sentito».
Le critiche ad Aler
A proposito di citofoni, Canto fa notare una “strana” particolarità di questo complesso residenziale: «Guardate qua: i citofoni destinati ai 77 appartamenti a canone moderato e ancora tutti vuoti sono moderni, con video; quelli delle case a canone sociale, invece, sono vecchio stile. Pare una barzelletta, ma è così. Quasi a segnare una “distinzione di classe” tra i diversi abitanti». In realtà, pare che la motivazione di questa differenza risieda nel fatto che le abitazioni a canone sociale rientravano nel primo lotto di lavori di costruzione del plesso, quello finito prima rispetto agli altri, e dunque con alcuni materiali un po’ più “antiquati”.
Ma al sindacato Asia la risposta non convince del tutto: «Il punto è che Aler ha sempre meno a cuore gli indigenti, le persone con un reale bisogno. Le liste di attesa per una casa popolare sono lunghissime, eppure qua, su oltre cento appartamenti, solo trenta sono stati destinati a queste persone. Gli altri cento, invece, andranno a persone che stanno meglio e grazie alle quali Aler incasserà un po’ più di soldi. Peccato che siano ancora tutte vuote, quelle case... La recente riforma della legge regionale 16, inoltre, ha ridotto l’accesso alle case popolari per chi ne ha più bisogno. Oggi, chi ha un Isee inferiore a tremila euro, ha accesso soltanto a due case Aler su dieci».