Le parole di Pasolini contro l’aborto sui manifesti di Pro Vita nella Bergamasca
Dopo l’esclusione dal Consiglio delle donne in città, l’associazione ha avviato una campagna contro l’interruzione di gravidanza
«L’aborto è un omicidio e la sua legalizzazione traumatizza»: la frase campeggia sui manifesti che sono appesi da oggi, martedì 22 novembre, in varie zone della Bergamasca dall’associazione Pro Vita e Famiglia Onlus. A scriverla, nel 1975 sulle colonne del Corriere della Sera, fu Pier Paolo Pasolini, del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita.
«Una personalità considerata un’icona dalla sinistra dimostra come la tutela della vita sia patrimonio valoriale comune ad ogni visione politica e religiosa, quando invece la si vorrebbe ascrivere e ghettizzare a sparuti gruppi, ritenuti rappresentanti di un pensiero estremista ed oltranzista» è stato il commento della onlus, che per questa iniziativa ha collaborato con le associazioni Liberi in Veritate, MpV Valle Cavallina, Ora et Labora in Difesa della Vita e Scienza & Vita Bergamo, nel contesto di una campagna che ha interessato nei mesi scorsi le principali città italiane.
«Tutelare la vita – ha proseguito l’ente nella nota - significa garantire ogni altro diritto umano, perché se manca il diritto alla vita, il primo e più fondamentale, mancano di conseguenza tutti gli altri. Vogliamo quindi, con questa campagna, risvegliare le coscienze sul dramma dell’aborto attraverso il messaggio lasciatoci da un pensatore intellettualmente onesto, che ha avuto il coraggio di esprimersi a favore della vita e dei nascituri».
L’associazione ha inoltre dichiarato che «anche ora, come allora, le opinioni che si discostano dal politicamente corretto sono ridicolizzate quando non ostracizzate, messe all’indice o addirittura violentemente censurate». A tal proposito, Pro Vita e Famiglia ha ritenuto che «la recente vicenda dell’esclusione “pregiudiziale” di Pro Vita e Famiglia dal Consiglio delle Donne di Bergamo ne è una vivida dimostrazione. Ci auguriamo che tale intento inquisitorio delle opinioni non allineate non si riproponga di fronte a manifesti che riportano le riflessioni di un libero pensatore, quale fu Pasolini».