Le toccanti parole ai bergamaschi di don Davide Rota durante la fiaccolata per Mamadi
Il superiore del Patronato San Vincenzo: «Dobbiamo ringraziare questi giovani che con coraggio vengono in un Paese straniero e, spesso, portano il meglio di sé»
Nel tardo pomeriggio di ieri (venerdì 17 gennaio), per le strade del centro di Bergamo s'è tenuta una fiaccolata in memoria di Mamadi Tunkara, il vigilante gambiano ucciso a coltellate in via Tiraboschi, all'altezza del passaggio Cividini, per questioni di gelosia.
Circa duecento le persone presenti, tra cui molti esponenti della Giunta. In prima linea, la sindaca Elena Carnevali, che - con la voce rotta dall'emozione - ha sottolineato come «la perdita di Mamadi è una ferita profonda per tutta la nostra comunità».
«Vorrei dire ai bergamaschi...»
Ma l'intervento forse più toccante e profondo, perché rivolto proprio a noi bergamaschi, è stato quello di don Davide Rota, superiore del Patronato San Vincenzo, luogo che è stato anche casa della vittima. Di seguito, l'intervento di don Davide:
«Mamadi viveva a Verdello, era una brava persona. Nei momenti più difficili e crudeli, come questo, emerge anche un aspetto che di solito non si vede: la profonda umanità di queste persone. Io vorrei dire a tutti i bergamaschi che, per ogni errore che fa uno di questi ragazzi, ci sono mille altre atti buoni che compiono.
Sono persone straordinarie, vogliono bene alle loro famiglie in Africa, si alzano di notte per lavorare, sono fedeli e fanno tutti i sacrifici possibili per dare un futuro ai loro figli e alla loro comunità. Mamadi manteneva quaranta persone. Vi assicuro che vivere insieme a loro è una scuola di umanità continua, che a me ha insegnato moltissimo. E vorrei che tutti avessimo un po’ più di rispetto, un po’ più di considerazione per queste persone, ché se lo meritano.
Sono tutti giovani, sono qua senza famiglia, devono stare in piedi per conto loro. Non hanno condizioni favorevoli, a volte non sono riconosciuti in quello che fanno, eppure dimostrano un coraggio, una forza, una pazienza che ti lascia senza fiato. Io vorrei ringraziare non solo Mamadi per quello che è stato, cioè un esempio e un simbolo che non dimenticheremo, ma anche tutti questi giovani che con coraggio vengono in un Paese straniero e portano spesso - lo dico a tutti i bergamaschi e posso dirlo - il meglio di sé. E se noi lo sappiamo cogliere, può essere di grande aiuto anche per noi».
«Non ci sono musulmani o cristiani...»
Emozionanti anche le parole di Foday Sillah, presidente dell'Associazione Giovani Gambiani (che ha organizzato l'evento): «Non ci sono musulmani o cristiani, ma uomini e donne uniti dalla stessa umanità. Al di là del credo, quel che conta è il rispetto reciproco alla compassione e alla solidarietà che ci legano come esseri umani».
Altra e sola propaganda?
La giustizia statunitense ha pene severe come la pena di morte, ebbene mai un miliardario è finito sulla sedia elettrica, solo poveri di varie etnie
Mi associo al commento di Alberto
Bisogna riformare la GIUSTIZIA ITALIANA CON PENE SEVERE....le fiaccolate servono a poco
Grazie Don Davide, le sue parole sono sempre di grande valore.