Un'operazione... particolare

Le Valli "regalano" parte delle loro aree edificabili ad Arcene per realizzare il suo data center

Gli oneri saranno a carico del Gruppo Vitali, che intende costruire la struttura. La Provincia: «Siamo in fase di valutazione della proposta»

Le Valli "regalano" parte delle loro aree edificabili ad Arcene per realizzare il suo data center
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Berbenno e Gandellino "regalano" cinquantamila metri quadri di terreno edificabile ad Arcene per realizzare il suo data center. Un'opzione resa possibile dall'accordo per la perequazione di zone edificabili, introdotto nel 2020 con l'ultimo Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp).

Un'operazione particolare

A cedere le loro quote, come riportato ieri (13 maggio) da L'Eco di Bergamo, i Comuni montani dopo aver sottoscritto con l'Amministrazione della Bassa un accordo, in quanto ritengono non gli servano per lo sviluppo futuro dei loro territori. In cambio della realizzazione del data center, che andrà a occupare centomila metri quadri, Berbenno e Gandellino avranno diritto a una compensazione per un totale di cinquecentomila euro, che Arcene metterà in carico all'azienda privata che deve realizzarlo. Ovvero, il Gruppo Vitali.

Rispetto al consumo di suolo, il Ptcp di via Tasso aveva introdotto l'obbligo per gli enti locali di tagliare il 25 per cento dei piani attuativi non convenzionati dai loro Pgt. Con il «principio di solidarietà e perequazione di aree edificabili», però, è possibile sottrarre di più rispetto a questa percentuale, per poi lasciare l'eccedenza ad altri Comuni. Anche, come in questo caso, distanti chilometri. Si tratta del primo accordo di questo tipo in Bergamasca.

In fase di valutazione

Il primo cittadino di Arcene, Roberto Ravanelli, ha in corso un'interlocuzione con la Provincia, da cui deve comunque arrivare l'approvazione. Proprio perché costituisce l'apripista, se così si può definire, per questa nuova modalità, Ravanelli ha commentato a L'Eco spiegando che «da questo punto di vista siamo all'avanguardia».

Anche la sindaca di Gandellino, Flora Fiorina, ha accolto con soddisfazione quest'opzione, in quanto a suo parere permette alle realtà montane, più bisognose di risorse economiche, di trovare un accordo vantaggioso con quelle della pianura, che invece hanno bisogno di sviluppare alcune aree.

Da via Tasso, il consigliere delegato alla Pianificazione urbanistica e intese strategiche, Simone Tangorra (sindaco di Stezzano), ha chiarito che la proposta è in fase di valutazione, anche perché si tratta di una situazione particolare, sia per la distanza tra i Comuni, sia per l'importanza strategica del data center per lo sviluppo di quel territorio.

Commenti
Enrico

Questo ormai è diventato un povero paese in tutti i sensi che per i soldi i comuni e .il loro seguito venderebbero le tombe dei propri cari defunti.Be che dire di più ridono ora ma piangeranno un domani i figli dei loro figli di questo disastro

Alberto

Praticamente un comune di montagna rende edificabile un'area assurda, poi cede il diritto a un comune di pianura che ha smania di cementificare per un compenso. Siamo davvero messi male! Intanto Vitali, il nuovo padrú di Bergamo dopo il tramonto dell'Italcementi, guadagna soldi a palate con un immane consumo di suolo. Per chi si scandalizza del disboscamento dell'Amazzonia, siamo molto peggio noi qui!

Francesco Giuseppe

Uno schifo. Tra centri commerciali, logistici, villette a schiera e compagnia bella, i contadini coltiveranno il nostro cibo nei pc in maniera virtuale. Poi lo mangeremo virtualmente con l'intelligenza artificiale? Basta costruire idiozie.

Anto

Uno schifo immane, solo persone malevole possono aver pensato a questa possibilità, altre tonnellate di cemento sulla bassa, qui non c'è più aria, non si respira più. Vendere la vita delle persone per interesse è una tragedia, perché è di questo che si tratta!!! Andate a costruire e ad asfaltare altrove, qui non se ne può più!!!

Riccardo

Che giochetti assurdi. Per soldi cementificherebbero pure la loro madre. La Pianura soffoca, la montagna si spopola. Che futuro triste

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